dal blog di Gianfranco Scialpi, 26.2.2019
Scuola, stiamo assistendo a un processo di diffusa medicalizzazione dei nostri ragazzi. Questo comporta una serie di conseguenze sulla formazione di un Sé adeguato ad affrontare la complessità della vita.
Scuola, aumenta il processo di medicalizzazione
La scuola della Costituzione si pone l’obiettivo di raggiungere ogni allievo e studente, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona e del cittadino (art. 3 comma 2). Questo ha favorito una maggiore attenzione alla diversità, intesa non come profilo eccezionale, ma ordinario di ciascuno. Nel tempo però si è ecceduto. Stiamo assistendo, infatti a una progressiva medicalizzazione di tanti ragazzi. Troppi. Il pedagogista Daniele Novara, ha recentemente dichiarato” stiamo sostituendo la psichiatria all’ educazione e che in questi ultimi anni è diventato perversamente più facile definire ‘malato’ un bambino che impegnarsi a educarlo in maniera corretta. Confondere un bambino molto vivace con un bambino affetto da Disturbo della condotta o da ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è un grave errore. È fondamentale fare chiarezza sulla sostanziale differenza tra le difficoltà che un bambino o un ragazzo può incontrare a causa dell’immaturità del suo sviluppo e una patologia vera e propria. La mia impressione è che nel dubbio si scelga la via della certificazione, quasi per non correre rischi, quasi per non lasciare i genitori senza una risposta”.
Le conseguenze negative sulla costruzione del Sé
Quello che preoccupa è il futuro per i tanti ragazzi, il cui problema può essere risolto come scrive D.Novara, ponendo maggiore attenzione agli aspetti educativi. Scrive il pedagogista “Molti insegnanti pretendono di avere in classe dei bambini ‘sedati’, che parlino come adulti, che non abbiano più uno straccio di pensiero magico, che non siano più vivaci, disordinati. ‘Signora lo faccia vedere perché dopo 30 minuti non sta più attento a scuola’, viene detto alle mamme, ma nessun bambino sta attento passati i 30 minuti. Mi chiedo se queste maestre/i e professoresse/professori abbiano nozioni di psicologia e pedagogia. Per quanto mi riguarda è spesso la loro incompetenza in questo ambito a portare alla necessità di diagnosticare”
E’ alta, quindi la possibilità di formare dei soggetti incapaci, insicuri e con un basso tasso di autostima. Quindi significativamente diversi. E questo costituirà un problema, quando usciranno dalle pareti ovattate dell’aula e le parole rassicuranti dei docenti diventeranno un ricordo. Questi ragazzi costretti a concentrarsi sul problema e poco a impegnarsi per liberare il loro positivo, avranno delle difficoltà a gestire costruttivamente la durezza del contesto postmoderno.
Conclusione
Ha scritto F. Furedi (The express, 2004), professore di sociologia: “Se l’attuale tendenza continua, presto ci sarà poca differenza tra una scuola e una clinica per malattie mentali… se consideriamo le sfide della vita come un’esperienza cui i bambini non possono far fronte, i ragazzi raccoglieranno il messaggio e le considereranno con terrore. Tuttavia, se la finiamo di giocare a fare il dottore ed il paziente e aiutiamo invece i bambini a sviluppare la loro forza attraverso l’insegnamento creativo, allora i piccoli inizieranno a tener testa alle situazioni… proteggere i bambini dalla pressione e dalle nuove esperienze rappresenta una mancanza di fiducia nel loro potenziale di sviluppo attraverso nuove sfide“
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