Scuola, il governo vara gli incentivi per i docenti ma i sindacati: “Cifre irrisorie”

di Salvo Intravaia, la Repubblica, 4.10.2022.

Soldi per valorizzare il personale che lavora nelle aree a rischio, circa 1.500 euro lordi l’anno a 19 mila professori. “Meno risorse di quelle stanziate venti anni fa”

Gilda Venezia

Il governo tira dritto sulla valorizzazione dei docenti. Ma mette sul piatto cifre irrisorie: due terzi di quanto assegnato a ogni insegnante più di vent’anni fa per le stesse motivazioni. Cifra che, considerando l’inflazione, si riduce a meno della metà. Sabato scorso, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi annuncia la firma del decreto “con i nuovi criteri per l’attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente”. L’indicazione di incentivare gli insegnanti arrivava direttamente dal Pnrr. E il provvedimento ministeriale stabilisce le regole per riconoscere il lavoro di maestri e professori che prestano servizio per più anni nelle scuole situate in zone a rischio socio-economico, in sedi disagiate, a forte dispersione scolastica o a rischio di spopolamento.

Per la scuola stanziati 30 milioni

A disposizione per l’anno scolastico appena partito 30 milioni di euro, prelavati dai 300 destinati al prossimo rinnovo del contratto, scaduto ormai da quattro anni. “Da una simulazione effettuata – spiega Giuseppe D’Aprile, a capo della Uil scuola – risulterebbero destinatarie del beneficio 5mila e 700 scuole e 19mila docenti che percepirebbero un compenso annuo lordo di circa 1.500 euro lordi. A beneficiarne sarebbe solo il 2,9% del personale docente”. Se la platea di allargasse al 5% dei docenti di ruolo, la cifra scenderebbe a poco più di 900 euro all’anno. Quella di premiare gli insegnanti che resistono per più anni nelle zone a rischio non è un’idea nuova. Nel contratto del personale scolastico relativo al quadriennio 1998/2001, l’articolo 4 è dedicato interamente alle scuole situate in zone a rischio.

“Gli incentivi ai docenti sono meno della metà di quanto percepito 20 anni fa”

La norma intende, “sostenere e retribuire – si legge nell’articolato – lo specifico impegno del personale disponibile ad operare nelle scuole collocate in aree a rischio di devianza sociale e criminalità minorile, caratterizzate da dispersione scolastica sensibilmente superiore alla media nazionale, e a permanervi per almeno tre anni “al fine di sperimentare, attraverso specifici progetti da ampliare successivamente in relazione a ulteriori risorse, interventi mirati al contenimento e alla prevenzione dei fenomeni descritti”. Per l’occasione il governo d’allora, con Luigi Berlinguer a viale Trastevere e Massimo D’Alema a palazzo Chigi, stanziava 93 miliardi di vecchie lire. Che aggiornati si tradurrebbero in qualcosa come 73 milioni di euro: più del doppio dei 30 milioni attuali.

Per i docenti impegnati per l’intero orario di cattedra nei progetti in questione era previsto un compenso aggiuntivo di 4 milioni e 500mila lire, pari a 3.537 euro di oggi. In altre parole, la valorizzazione del personale docente avviata dall’attuale governo assegna agli interessati, che dovrebbero permanere non tre ma cinque anni nella stessa sede, meno di metà di quanto percepito vent’anni fa. Nel 1999, quando venne sottoscritto il contratto, 4 milioni e 500mila lire rappresentavano il 15% della retribuzione annua di un docente della scuola media con 15 anni di servizio e quasi in 20% di quello di una docente della scuola elementare.

“Nella scuola incentivi a chi lavora nelle grandi città”

Oggi, i mille e 500 euro che si prospettano per la valorizzazione dei docenti rappresentano una quota attorno al 6% della retribuzione annua sia di una maestra della prima sia di un prof della scuola media. I sindacati, che hanno contestato questa misura e che sono alle prese col contratto scaduto dal primo gennaio 2019, pensano ad altre soluzioni per sostenere i docenti della scuola statale. Per Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti, “bisognerebbe piuttosto pensare a benefici per chi va a lavorare nelle grandi città”. Dove spesso i docenti fuorisede si devono accontentare di una camera in affitto e per raggiungere la famiglia spendono tutto quello che guadagnano in un mese.

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