Sei giorni per trattare. Il premier esclude lo stralcio per i precari: assunzioni solo se si cambia il modello
di Claudia Voltattorni, Il Corriere della Sera 18.6.2015.
Stop. Tremila tra emendamenti, subemendamenti e ordini del giorno da esaminare. Il tempo che stringe. Centomila precari da assumere. La scuola da riformare dal primo settembre 2015. Ma la commissione Istruzione del Senato si ferma. Sconvocate tutte le riunioni per discutere le modifiche della «Buona scuola». Se ne riparla martedì 23 giugno. I relatori del disegno di legge lavoreranno alla riduzione del numero di emendamenti e per cercare un punto d’incontro con la minoranza pd. E il presidente della Commissione Andrea Marcucci (Pd) twitta: «Con senso di responsabilità di tutti i gruppi possiamo approvare #labuonascuola».
Ma martedì il governo potrebbe presentare un maxiemendamento, portare il testo direttamente in Aula e chiedere la fiducia. Ipotesi sempre più vicina visti i tempi strettissimi e l’impasse in Commissione con la minoranza pd pronta a votare con l’opposizione se non ottiene modifiche sostanziali. «Ma saltare la Commissione significherebbe esautorare il Parlamento, bypassarlo sarebbe gravissimo, non possiamo essere ostaggio di una divisione all’interno della maggioranza pd», sottolinea Corradino Mineo della minoranza dem che con Walter Tocci chiede di assumere subito i centomila precari. I tempi si sono allungati. Troppo per il premier Matteo Renzi che due giorni fa ha minacciato di far slittare le assunzioni al 2016, ma poi ieri ha riaperto: «Discutiamo, facciamo modifiche ma poi votiamo, altrimenti saltano gli investimenti».
Ieri mattina i relatori del ddl Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) hanno chiesto ai colleghi di «ridurre drasticamente» il numero delle modifiche: no, la risposta. Da qui la richiesta di due giorni per «sfrondare i tremila emendamenti». I giorni sono diventati sei. «Assurdo, se si volesse lavorare solo sulle assunzioni — dice Manuela Serra dei 5 Stelle —, c’è la disponibilità di tutti, perché le assunzioni si possono fare oggi stesso con lo stralcio senza addossarci lo slittamento». Sel parla di «ricatto del Pd assolutamente vergognoso» e la Lega promette: «Mai la fiducia ad un governo di incapaci che fa una finta riforma della scuola».
Ma sullo stralcio Renzi non cede: «Nessun ricatto, puoi assumere solo se cambi il modello organizzativo della scuola che non può diventare ammortizzatore sociale per i precari: li assumiamo per metterli a lavorare in un sistema organizzativo diverso». Ieri però anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini avvertiva: «Assumere centomila persone è un’operazione straordinaria, i tempi necessari per noi sono e restano quei due mesi abbondanti che a questo punto temo per quest’anno non saranno più possibili».
Il mondo della scuola, in attesa della conferenza dei primi di luglio annunciata dal premier, continua a protestare. Ieri Flc-Cgil, Cisl, Uil scuola, Gilda, Snals e Cobas erano al Pantheon a Roma per chiedere il ritiro del ddl: «Basta ricatti, non ci fidiamo più — diceva un’insegnante —, ora i precari sono diventati merce di scambio, la riforma della scuola la deve fare chi la scuola la vive».
Stop. Tremila tra emendamenti, subemendamenti e ordini del giorno da esaminare. Il tempo che stringe. Centomila precari da assumere. La scuola da riformare dal primo settembre 2015. Ma la commissione Istruzione del Senato si ferma. Sconvocate tutte le riunioni per discutere le modifiche della «Buona scuola». Se ne riparla martedì 23 giugno. I relatori del disegno di legge lavoreranno alla riduzione del numero di emendamenti e per cercare un punto d’incontro con la minoranza pd. E il presidente della Commissione Andrea Marcucci (Pd) twitta: «Con senso di responsabilità di tutti i gruppi possiamo approvare #labuonascuola».
Ma martedì il governo potrebbe presentare un maxiemendamento, portare il testo direttamente in Aula e chiedere la fiducia. Ipotesi sempre più vicina visti i tempi strettissimi e l’impasse in Commissione con la minoranza pd pronta a votare con l’opposizione se non ottiene modifiche sostanziali. «Ma saltare la Commissione significherebbe esautorare il Parlamento, bypassarlo sarebbe gravissimo, non possiamo essere ostaggio di una divisione all’interno della maggioranza pd», sottolinea Corradino Mineo della minoranza dem che con Walter Tocci chiede di assumere subito i centomila precari. I tempi si sono allungati. Troppo per il premier Matteo Renzi che due giorni fa ha minacciato di far slittare le assunzioni al 2016, ma poi ieri ha riaperto: «Discutiamo, facciamo modifiche ma poi votiamo, altrimenti saltano gli investimenti».
Ieri mattina i relatori del ddl Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) hanno chiesto ai colleghi di «ridurre drasticamente» il numero delle modifiche: no, la risposta. Da qui la richiesta di due giorni per «sfrondare i tremila emendamenti». I giorni sono diventati sei. «Assurdo, se si volesse lavorare solo sulle assunzioni – dice Manuela Serra dei 5 Stelle -, c’è la disponibilità di tutti, perché le assunzioni si possono fare oggi stesso con lo stralcio senza addossarci lo slittamento». Sel parla di «ricatto del Pd assolutamente vergognoso» e la Lega promette: «Mai la fiducia ad un governo di incapaci che fa una finta riforma della scuola».
Ma sullo stralcio Renzi non cede: «Nessun ricatto, puoi assumere solo se cambi il modello organizzativo della scuola che non può diventare ammortizzatore sociale per i precari: li assumiamo per metterli a lavorare in un sistema organizzativo diverso». Ieri però anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini avvertiva: «Assumere centomila persone è un’operazione straordinaria, i tempi necessari per noi sono e restano quei due mesi abbondanti che a questo punto temo per quest’anno non saranno più possibili».
Il mondo della scuola, in attesa della conferenza dei primi di luglio annunciata dal premier, continua a protestare. Ieri Flc-Cgil, Cisl, Uil Scuola, Gilda, Snals e Cobas erano al Pantheon a Roma per chiedere il ritiro del ddl: «Basta ricatti, non ci fidiamo più – diceva un’insegnante -, ora i precari sono diventati merce di scambio, la riforma della scuola la deve fare chi la scuola la vive».