Il Corriere della Sera 17.8.2016
– Poiché le graduatorie sono diverse e i posti di ruolo al Sud pochissimi, chi ha passato la prova potrebbe dover aspettare fino al 2018 per l’assunzione e intanto i colleghi prendono le supplenze
Si profila già da settembre una nuova beffa per gli insegnanti che hanno vinto il concorso. A segnalarla è il sito Orizzontescuola.it che, spulciando carte, direttive, decreti e disposizioni del tormentatissimo iter del Concorso 2016, ha scoperto come in alcune regioni, soprattutto al Sud dove i posti di ruolo sono ormai pochissimi, si potrà creare una situazione paradossale. Chi ha vinto in concorso – l’assunzione può scattare da ora fino al 2018 a seconda dei posti che saranno disponibili, causa trasferimenti e pensionamenti – ma ha un punteggio basso nelle graduatorie d’istituto probabilmente faticherà non poco ad ottenere una supplenza e rischia di restare a casa in attesa del posto fisso ma per ora senza stipendio. Chi invece non ha passato il concorso ma aveva accumulato tanti punti nelle graduatoria d’istituto (quelle da cui si pescano i supplenti e che sono aggiornate all’autunno 2014) sarà chiamato per primo a coprire i posti da supplente anche se il concorso ha appena decretato che non è ancora abbastanza preparato, o almeno preparato meno degli altri colleghi, all’insegnamento. Poiché le graduatorie da cui «si pescano» i docenti per il ruolo (concorso) e i supplenti (graduatorie d’istituto) lo sfasamento è assicurato.
L’organico dell’autonomia
L’allarme viene di nuovo dalle regioni del Sud che nella distribuzione dei nuovi posti e delle cattedre sono oggettivamente svantaggiate dalla presenza di tanti insegnanti residenti e di un numero sempre inferiore di studenti e di classi. Per ovviare ai loro disagi, nella legge per riformare la carriera degli insegnanti, il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone hanno introdotto alcuni criteri nell’assegnazione dell’organico dell’autonomia, cioè quegli insegnanti senza cattedra che andranno a svolgere attività varie nelle scuole, che favoriscono le regioni socio-economicamente svantaggiate, che sono spesso proprio quelle del Sud.
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