di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera 21.1.2016.
– Il premier: «Sceglieremo i migliori. Entrare nella scuola non è un diritto ma una responsabilità». Giannini: «Tempi certi: tre bandi entro la prima settimana di febbraio»
Apre con la conferma del via libera al concorso per 63.712 insegnanti la conferenza stampa del premier, Matteo Renzi, convocata a Palazzo Chigi – con i ministri Marianna Madia e Stefania Giannini – per illustrare i primi undici decreti attuativi della riforma della Pubblica amministrazione. È il pacchetto più corposo di norme approvato nelle oltre due ore di riunione del Consiglio dei ministri convocato in notturna. I decreti attuativi, che passeranno ora al vaglio del Parlamento, prevedono interventi che vanno dal taglio delle partecipate, alla stretta sui licenziamenti dei «furbetti» della PA, dalla riforma dei porti all’accorpamento del corpo Forestale ai Carabinieri.
Il concorso
Per quanto riguarda la scuola, la riforma delle classi di concorso – vale a dire le materie che possono essere insegnate da un prof alle medie e alle superiori – attesa dagli insegnanti, è un passaggio cruciale per l’avvio del concorso che si svolgerà a fine marzo (il bando è atteso per i primi giorni di febbraio). E che, ha detto il premier, porterà («speriamo» ha aggiunto) in cattedra a settembre 63.712 nuovi professori. «È un grande intervento sulla scuola – ha affermato -. Abbiamo deciso che la scelta sarà legata alla qualità di donne e uomini della scuola, sono il bene più prezioso perché diamo a loro i nostri figli. Quindi massima richiesta di qualità da tutti i punti di vista». Si volta pagina, dice Renzi: «Bisogna smetterla di pensare che entrare nella scuola sia un diritto. Abbiamo sanato la vicenda dei precari. Da oggi sceglieremo le donne e gli uomini migliori perché vadano a insegnare».
«Supplentite»
Rispondendo ad alcune domande dalla platea, Renzi ha precisato che il male della «supplentite» (che ci si aspettava che la riforma della scuola avrebbe cancellato e invece si è ripresentato nell’anno in corso, con docenti che si alternano e cambiano, a danno della continuità della didattica, ndr) «andrà a finire quando la Buona Scuola sarà a regime, e cioè entro due o tre anni. Ma il percorso è impostato». Quanto all’organico del potenziamento, «dipende da come la singola scuola si organizza. Va fatto un grande investimento sui presidi perché utilizzino l’autonomia in pieno», ha aggiunto Renzi. Sul precariato è intervenuta anche Stefania Giannini: «Il principio della delega è far si che non solo il precariato sia stato fermato con questo piano di assunzioni ma non si ricostituisca più, perché la delega prevede che i tirocinii saranno fatti dopo che gli insegnanti saranno stati selezionati. E questa è una rivoluzione culturale e tecnica», ha detto, riferendosi alla delega sull’abilitazione.
Semplificare
La riforma delle classi di concorso, attesa da otto anni, è un provvedimento «circoscritto ma importante», ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, che ha così sintetizzato i principi ispiratori: adeguare, innovare, semplificare.
Adeguare perché l’università dal ‘99, anno di nascita delle attuali classi, è cambiata. Innovare perché anche la scuola è cambiata con la riforma delle Superiori del 2010 che ha introdotto nuovi indirizzi come il liceo musicale-coreutico. E insieme ai prof con le competenze necessarie per insegnare in questi indirizzi di scuola, ci saranno anche docenti specializzati che insegneranno la lingua italiana a quel 10% di alunni stranieri che siedono nei i banchi delle nostre scuole «per fare un lavoro di integrazione vera», ha sottolineato il ministro. Esemplificare perché «nel tempo si sono stratificate classi distinte che non avevano più senso». Vengono dunque accorpate alcune classi e ne vengono create di nuove e si passa dalle attuali 168 a 116. Vengono, ad esempio, accorpate elettronica ed elettrotecnica; la nuova classe di tecnologie e tecniche della comunicazione ne accorpa ben sei di quelle attualmente in vigore e le classi di concorso di arte sono state accorpate per settore produttivo. Siamo dunque passati ora da 168 a 116.
Lo stesso docente potrà insegnare ancora più materie di quelle tre o quattro alle quali già adesso è abilitato dalla propria classe di concorso. Con il rischio, però, di un annacquamento delle competenze, soprattutto per le materie tecnico-scientifiche. Non sempre infatti un prof utilizzato per insegnare una materia affine alla propria ha davvero le competenze necessarie per farlo.
Un quarto del concorso in lingua straniera
Giannini ha poi specificato le date e le modalità del concorso: «Ci saranno tre bandi entro la prima settimana di febbraio: infanzia e primaria; secondaria; sostegno («ed è la prima volta», ha detto). Le prove scritte saranno computerizzate ma aperte, non dei quiz, di cui un quarto in lingua straniera: avremo quindi una classe insegnante preparata anche sul piano linguistico». «Ci sarà una platea di circa 200mila candidati per 63mila posti», ha aggiunto.
«Numeri straordinari»
«Un concorso dai numeri straordinari», ha commentato Francesca Puglisi, responsabile Scuola e università del Pd, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, ricordando che «l’ultimo, nel 2012, era stato per soli 12mila posti». «Le assunzioni nel triennio saranno quasi 90 mila perché agli insegnanti assunti tramite la procedura concorsuale si vanno ad aggiungere coloro che sono nelle graduatorie residue. Ora la responsabilità dell’apprendimento e del successo formativo delle ragazze e dei ragazzi è delle autonomie scolastiche che devono saper valorizzare al meglio il contributo che ciascun insegnante può dare alla scuola», ha scritto la senatrice in una nota.
Ingegneri e scienziati politici non più esclusi
L’adeguamento delle classi di concorso ai nuovi ordinamenti universitari consentirà anche ad alcune categorie di laureati finora escluse dall’insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi di accedere agli specifici percorsi abilitanti. I laureati in Scienze politiche, ad esempio, potranno insegnare discipline giuridiche ed economiche (a patto che possano vantare almeno 96 crediti universitari nel settore scientifico disciplinare di riferimento), mentre i laureati in ingegneria potranno insegnare matematica e scienze alle medie. L’accesso all’insegnamento per i laureati in Scienze Politiche è «un grande risultato» secondo i rappresentanti degli studenti universitari, che rivendicano il merito di aver presentato nel giugno 2014, a Miur e commissioni parlamentari, attraverso il Cnsu (Consiglio nazionale degli Studenti universitari) una mozione che chiedeva proprio l’accesso all’insegnamento per i laureati in Scienze Politiche. «Si tratta del primo grande risultato ottenuto dall’Organo, un risultato che premia il lavoro portato avanti con costanza ed impegno e lo rivendichiamo con orgoglio», commenta Ester Peruffo, capogruppo Udu – Liste Indipendenti in Cnsu.
Nuove classi di concorso
Fra le 13 nuove classi di concorso c’è l’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado, fra cui la A23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera (il cosiddetto Italiano lingua due di cui la legge 107 sulla Buona Scuola prevede il potenziamento), e alcune classi relative a nuovi indirizzi della scuola di secondo grado come quello musicale e coreutico . L’elenco completo è il seguente: 1) A-23: Lingua italiana per discenti di lingua straniera; 2)A-35: Scienze e tecnologie della calzatura e della moda; 3) A-36: Scienze e tecnologia della logistica; 4) A-53: Storia della musica; 5) A-55: Strumento musicale negli istituti di istruzione secondaria di II grado tl; 6) A-57: Tecnica della danza classica; 7) A-58: Tecnica della danza contemporanea; 8) A-59: Tecniche di accompagnamento alla danza; 9) A-63: Tecnologie musicali; 10) A-64: Teoria, analisi e composizione; 11) A-65: Teoria e tecnica della comunicazione. A queste vanno aggiunte due nuove classi di concorso che riguardano posti di insegnante di materie tecnico-pratiche.