Eugenio Bruno, Il Sole 24 Ore 7.5.2015
Di mettere la fiducia al disegno di legge “Buona Scuola” neanche a parlarne. Né, tantomeno, il governo ha intenzione di scorporare la parte relativa alle assunzioni dei precari per farne un decreto: «I due aspetti, precari e riforma della scuola, si tengono assieme». Tuttavia Matteo Renzi chiede ai suoi, riuniti per un punto il giorno dopo lo sciopero degli insegnanti, di fare presto, e il termine ultimo per l’approvazione definitiva resta quello del 15 giugno per garantire le assunzioni a settembre. Al vertice di ieri a Largo del Nazareno, assieme al premier e al vertice del Pd (il vicesegretario Lorenzo Guerini e il presidente Matteo Orfini), i parlamentari democratici impegnati nelle commissioni e le ministre Stefania Giannini e Maria Elena Boschi. L’input dato da Renzi è stato quello di aprire una fase di confronto con il mondo della scuola sulla riforma del settore. «Ascoltiamo innanzitutto», ha detto il premier. Che ha dato il via libera all’”audizione” di oggi nella sede del Pd dei tre leader sindacali Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Ad ascoltare le loro proposte ci saranno Guerini e Orfini. E già il fatto che i leader sindacali siano interpellati nella sede del partito è di per sé un grande segnale di apertura, tenendo conto dell’allegria del premier alla prassi della concertazione e dei rapporti difficili del governo con Cgil, Cisl e Uil dal Jobs act in poi.
Confronto aperto e disponibilità a qualche modifica, dunque. Una scelta che si riflette anche sul calendario dei lavori parlamentari: in commissione Istruzione sono stati accantonati alcuni degli articoli più “sensibili” del disegno di legge (quelli dal 6 al 9) in attesa dell’esito della trattativa odierna. Stasera o domani arriveranno i nuovi emendamenti della relatrice Maria Coscia (Pd) e l’esame del provvedimento proseguirà anche nel weekend in modo da chiudere lunedì l’esame in sede referente. Con alcuni paletti. «Sul merito resta inderogabile la centralità del dirigente scolastico», dice Guerini spiegando la linea concordata con Renzi nella riunione di ieri. «Sulla chiamata dei professori – aggiunge – c’è la disponibilità a discutere criteri e trasparenza ma la decisione resta responsabilità del dirigente scolastico». Un’ipotesi di mediazione possibile è il meccanismo dell’autocandidatura: i professori potranno autocandidarsi e i dirigenti scolastici faranno dei colloqui per selezionarli motivando poi la loro scelta.
Gira e rigira il nodo da sciogliere – a parte le assunzioni su cui i vincoli di finanza pubblica impediscono di andare oltre i 100mila assunti subiti a cui si aggiungerà il concorso da 60mila posti per il prossimo triennio – riguarda il ruolo e i poteri del presidi. Come spiega la deputata Anna Ascani (Pd) qui il segnale di attenzione al mondo della scuola sceso in piazza martedì è triplo: «Sul piano dell’offerta formativa siamo già intervenuti affiancando al dirigente gli organi collegiali; sul merito abbiamo già depositato un emendamento che introduce il comitato di valutazione; la scelta dei docenti resterà ai presidi che potranno scegliere tra i professori che si sono candidati per quella scuola». Chissà se basterà.