di Salvo Intravaia, la Repubblica, 14.12.2022.
A fronte di un organico complessivo di 871mila posti, i supplenti nominati con contratto fino al 31 agosto 2023 e fino al termine delle attività didattiche ammontano a 218mila. Situazione critica anche nel sostegno.
Mezzo milione di precari rischiano di fare saltare il banco del governo Meloni. E il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, intende rimettere le mani sul reclutamento degli insegnanti per affrontare l’annoso problema del precariato, che ha raggiunto numeri da capogiro. L’inquilino di viale Trastevere ha affrontato la questione un paio di settimane fa in occasione dell’audizione sulle Linee programmatiche del suo dicastero a commissioni riunite (Cultura) di Camera e Senato. Ammettendo che la strada è tutt’altro che semplice.
I numeri del precariato
Qualche giorno fa il ministero ha fornito i dati dei precari attualmente in servizio nelle scuole statali. A fronte di un organico complessivo di 871mila posti, i supplenti nominati con contratto fino al 31 agosto 2023 e fino al termine delle attività didattiche ammontano a 218mila. In altri termini, un docente attualmente in cattedra su 4 è precario. A questi numeri occorrerebbe aggiungere i supplenti temporanei, per qualche giorno o anche per diversi mesi, che coprono le malattie e le gravidanze dei docenti a tempo indeterminato. La situazione è particolarmente gravosa sul sostegno, dove i supplenti nominati superano le 111mila unità. E i precari superano la metà perché il totale delle cattedre di sostegno quest’anno è di 210mila unità. In alcune regioni del nord la percentuale sale al di sopra del 60% con tutte le conseguenze che ne derivano per famiglie e alunni dal fatto che il prossimo anno i supplenti cambieranno scuole e la continuità didattica sarà una chimera.
Le intenzioni del ministro
L’ultimo a mettere le mani sul reclutamento è stato Mario Draghi, con regole tutte nuove su formazione iniziale, abilitazione e reclutamento che hanno determinato lo sciopero generale della scuola. Lo scorso 30 maggio furono quasi 200mila i docenti scesi in piazza per protestare. Adesso, sembra proprio il turno del ministro Valditara. Nel corso dell’audizione del 30 novembre ha spiegato come il reclutamento rappresenti “uno dei passaggi più difficili della gestione amministrativa del personale scolastico, sia per il numero dei soggetti coinvolti, sia per la complessità delle procedure, sia per il connesso impatto sull’intero sistema scolastico”. E sul precariato. “L’alto numero di soggetti coinvolti – continua Valditara – rappresenta certamente un indizio dell’attrattività che la professione docente ancora riesce esercitare, ma è anche sintomo della presenza di taluni elementi patologici, legati da una parte al problema del precariato e dall’altra dal fatto che da tempo non vengono espletate procedure di reclutamento certe, stabili e ricorrenti”. Il proposito del ministro è quello di snellire le procedure e accelerare l’assorbimento del precariato. “E’ mia volontà – spiega – fare del reclutamento il motore per la valorizzazione disciplinare, professionale e culturale della professione docente e con essa dell’intera comunità educante”. E sui concorsi da venire. “A questi fini ritengo che l’attuale quadro normativo concorsuale necessiti di alcune migliorie anche in relazione alla riduzione del precariato e dei percorsi transitori necessari al suo assorbimento. L’obiettivo che mi prefiggo – conclude – è preciso: realizzare un quadro transitorio e a regime in grado di garantire la qualità del profilo docente di attrarre quanti vogliono affacciarsi alla professione docente al termine del percorso di studi garantendo quel necessario rinnovamento generazionale senza il quale non può esistere prospettiva di sviluppo per la scuola italiana”.
L’abuso dei contratti a termine
Nel 2014, la Corte di giustizia europea condanna l’Italia per abuso di contratti a termine nel settore della scuola. I giudici di Strasburgo considerano la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola contraria al diritto dell’Unione europea: troppi contratti a tempo determinato e protratti per troppi anni senza l’assunzione in ruolo. E secondo l’Anief, il giovane sindacato che ha raggiunto la rappresentatività da qualche anno, il ministero dell’Istruzione rischia di sborsare una cifra esorbitante in risarcimenti ai supplenti in servizio da tre anni o più. Ecco perché. Su quasi 2milioni di iscritti nelle Gae (le Graduatorie provinciali ad esaurimento) e nelle Gps (le Graduatorie provinciali di supplenza), 500mila hanno già lavorato come supplente almeno 3 anni negli ultimi 11. Per Anief si tratta di numeri in violazione della normativa europea che prevede la stabilizzazione dopo tre anni di servizio. Ogni volta che il lavoratore si è rivolto al giudice del lavoro, spiega il sindacato, lo Stato è stato condannato a un risarcimento pari a circa 30mila euro. Se tutti e 500mila supplenti con oltre tre anni di servizio alle spalle si rivolgessero al giudice le casse dell’erario rischierebbero di dovere sborsare 14/15 miliardi di euro: una manovra finanziaria. A fronte di 600 milioni necessari, in base a una proposta avanzata dallo stesso sindacato.
.
.
.
.
.
.
Scuola, un docente su 4 è precario. E Valditara pensa a rivedere le regole del reclutamento ultima modifica: 2022-12-14T16:36:06+01:00 da