di Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola 17.1.2018
– In campagna elettorale, come in amore, vale tutto. Soprattutto quando la posta è alta. Però reputiamo che quando si comunica le parole e i numeri espressi debbano essere confortati dai fatti.
Ci riferiamo alla replica formulata la mattina del 17 gennaio dall’ex premier Matteo Renziall’intervista del candidato premier del M5S Luigi Di Maio rilasciata in esclusiva a La Tecnica della Scuola proprio sul programma elettorale sul terreno della scuola e il 17 gennaio pubblicata anche sul blog dello stesso Movimento 5 Stelle.
Lungi da noi entrare nel merito dl confronto. Però reputiamo importante, per correttezza e perchè è stata la nostra testata giornalistica a riportare le parole di Di Maio, fare qualche precisazione.
Scrive Renzi: “Ci sono 132 mila insegnanti che erano precari, che noi abbiamo assunto e che tornerebbero a fare i precari”, qualora il M5S dovesse approdare al Governo, poiché, ha ammesso Di Maio nell’intervista, smantelleremo “la legge sulla buona scuola perché che non ha nulla di buono”. La presa di posizione di Renzi, tra l’altro, è stata confermata da Simona Malpezzi, responsabile Scuola del Partito.
Cosa c’entrano i precari?
Ora, ammesso che i “grillini” approdino al Governo e anche che riescano a cancellare i provvedimenti introdotti con la discussa Legge 107 del 2015, viene da chiedersi cosa c’entrino i precari. Nel corso degli ultimi due anni e mezzo, infatti, il precariato scolastico è rimasto decisamente in vita.
Quest’anno sono state conferite circa 85mila supplenze annuali. Inoltre, è notizia di questi giorni, in estate andranno via per la pensione 25mila docenti e Ata tramite domanda volontaria, più altre migliaia che hanno raggiunto i limiti di età. Inoltre, il Governo Gentiloni ha approvato, con la manovra di fine anno, una norma che tramuta quasi 20mila cattedre dall’organico di fatto a quello di diritto.
Troppi posti liberi per far scattare i licenziamenti
Quindi, in estate si arriverà di sicuro a 140 anche 150 mila cattedre libere. Poi, ci sono alcune migliaia di posti per gli Ata, a cui si aggiungono 2mila dirigenti (per i quali è ai nastri di partenza il concorso) e altrettanti Dsga.
Perché citiamo questi numeri sui posti vacanti già presenti e che si andranno a determinare? Perché reputiamo che un eventuale smantellamento della Buona Scuola, anche del “potenziamento”, non potrebbe avere alcun effetto sugli organici. E ammesso che li abbia, sconfessando in tal caso le parole di Di Maio, vi è un numero talmente alto di posti disponibili che nessun docente di ruolo potrebbe rischiare il licenziamento.
Per i 132mila docenti assunti dal Governo Renzi, si potrebbe semmai riproporre il problema di trovare una nuova sede: una parte di loro verrebbero infatti coinvolti di nuovo in trasferimenti volontari o d’ufficio. Una notizia che per molti potrebbe non essere positiva. Ma da qui a perdere il posto ce ne vuole.
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