Stato di agitazione del personale della scuola: luci e ombre nelle richieste sindacali

Gilda Veneziadi Fabrizio Reberschegg, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 22.11.2021.

I docenti sono ancora una volta penalizzati nella spalmatura delle magre risorse previste per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego. Chi decide chi è dedito, impegnato e formato?

Gilda Venezia

Nell’attesa della discussione e approvazione della Legge di Bilancio le principali organizzazioni sindacali della scuola hanno giustamente proclamato lo stato di agitazione per chiedere maggiori risorse per gli stipendi e ridurre il divario esistente tra le retribuzioni del settore, a parità di titoli di studio, alla media di quelle del comparto pubblico e in prospettiva alla media dei paesi europei, già bassissimi, del personale della scuola. Il rischio è che, mantenendo il testo presentato in Consiglio dei Ministri, i docenti siano ancora una volta penalizzati nella spalmatura delle magre risorse previste per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego. Nel documento unitario sicuramente sono apprezzabili alcune richieste, ma che si limitano spesso a enunciati generici.

Si chiede “la riduzione del divario esistente tra le retribuzioni del settore, a parità di titoli di studio, alla media di quelle del comparto pubblico e in prospettiva alla media dei paesi europei”. Non si entra nel merito del quantum richiesto. Ricordiamo che l’ex Ministro Fioramonti aveva prospettato per i docenti aumenti a tre cifre netti, con Azzolina sono diventati lordi, con Bianchi si rischia di avere aumenti  di solo due cifre lordi. Il fatto che manchi una richiesta specifica significa che le organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto il documento non hanno ancora il coraggio di uscire dalle logiche delle compatibilità settoriali che portano poi a giustificare gli ulteriori aumenti stipendiali per i dirigenti scolastici chiesti da CGIL,CISL e UIL.  Addirittura la Flc-CGIL chiederebbe l’aumento del FUN (Fondo Unico per la Dirigenza Scolastica) dai 20 milioni inseriti in legge di bilancio a più di 65 milioni.

Giustissima è la richiesta di cassare la concessione di aumenti stipendiali in presenza di “dedizione all’insegnamento, l’impegno nella promozione della comunità scolastica e la cura nell’aggiornamento professionale continuo” e di spostare le risorse dedicate alla valorizzazione stipendiale del personale docente.  Chi deciderebbe infatti chi è dedito, impegnato e formato? Evidentemente è sottinteso che per gli “esperti” del Ministero sarebbero sempre i dirigenti scolastici.

Inaccettabile per la Gilda degli Insegnanti della Provincia di Venezia è invece la richiesta di incremento del fondo per la contrattazione integrativa delle istituzioni scolastiche. Da sempre siamo stati contrari al FIS (Fondo dell’Istituzione Scolastica) che doveva essere invece radicalmente ridotto per riconoscere solo specifici progetti e non usato per premiare funzioni che poco o nulla hanno a che fare con l’insegnamento e che servono alla macchina amministrativa della scuola e alla governance del dirigente scolastico. Se alcune funzioni risultano essenziali per il buon funzionamento della didattica (ad es. il coordinatore di classe, di dipartimento, il responsabile di sede o plesso, ecc.), esse dovrebbero essere riconosciute con criteri e tabelle nazionali inserite nel Contratto Nazionale. Non è possibile continuare a demandare alla contrattazione di Istituto  quanto pagare tali posizioni con evidenti disparità di trattamento e iniquità in cui la dirigenza scolastica assume il ruolo di attore forte nella stessa contrattazione. La situazione è venuta a peggiorare per i docenti dopo che il bonus premiale a favore dei docenti previsto dalla legge 107/15 è stato conglobato nel FIS e spalmato anche sul personale ATA.

Giusto è richiedere che la “carta del docente” (i 500€ che possono essere spesi per attività di formazione e per materiali legati alla professione docente)  sia fruita anche dal personale docente a tempo determinato e dagli educatori. Incredibile invece che si chieda la carta del docente per il personale ATA che dovrebbe già godere di attività di formazione in servizio in orario di lavoro offerto dall’Amministrazione.

Giuste sono le rivendicazioni inerenti la richiesta di riportare alla contrattazione tutti i provvedimenti inerenti l’organizzazione del lavoro e della didattica da cui discende. Si vedano tra i tanti  gli esempi negativi delle leggi che impongono la formazione obbligatoria per l’educazione civica e per la disabilità. Sacrosante sono inoltre le richieste di sburocratizzazione, semplificazione  e di contrasto a qualsiasi progetto di autonomia differenziata nel sistema nazionale di Istruzione.

Più complesso è il tema degli organici e della stabilizzazione del precariato. Sulla riduzione del numero di allievi per classe, la legge di Bilancio appare del tutto inadeguata concedendo deroghe solo in caso di oggettive situazioni di difficoltà senza però aumentare gli organici. In merito al precariato si continua a dare centralità alla stabilizzazione del personale con almeno tre anni di servizio. Non si parla della necessità di snellire e rendere più efficienti le procedure concorsuali e di aprire un confronto urgente sulle future abilitazioni che potrebbero essere inserite nel piano di studio universitario (laurea abilitante).

Tralasciamo per il momento le richieste per il personale ATA in cui manca ancora una visione prospettica di valorizzazione e riorganizzazione delle mansioni. Sembra che i problemi del personale ATA siano solo quello degli amministrativi facenti funzioni DSGA e del mancato rinnovo dell’organico COVID per i collaboratori scolastici. Non si parla della mole di lavoro che si è abbattuto sugli assistenti amministrativi, non si parla dello scandalo dei bassi stipendi per questo settore della scuola che non può essere aggirato chiedendo di partecipare ai bonus dei docenti legittimando una guerra tra poveri cogestita dal sindacato.

Non si parla del problema delle pensioni e del mancato recupero dello scatto del 2013.

Luci e ombre. Gilda degli Insegnanti ha firmato il documento soprattutto per chiedere una modifica significativa dei limiti di bilancio che penalizzerebbero gli aumenti stipendiali prospettati per i docenti e per continuare a cercare di condividere un percorso unitario con le altre OO.SS. sui tanti temi dell’organizzazione del lavoro e della difesa dei diritti dei lavoratori della scuola. Arrivare ad una vera unità sindacale sui contenuti, tutti, è cosa molto più complessa.

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Stato di agitazione del personale della scuola: luci e ombre nelle richieste sindacali ultima modifica: 2021-11-22T05:10:23+01:00 da

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