di Salvo Intravaia, la Repubblica, 12.9.2024.
Il nuovo percorso liceale voluto fortemente dalla premier, Giorgia Meloni, non ha pace. Dopo le polemiche seguite al suo annuncio, la sperimentazione lanciata a ridosso delle iscrizioni e la scarsa adesione da parte delle famiglie, arriva un’altra tegola su quello che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe essere il settimo liceo a sostegno della creatività dell’industria e dell’artigianato nostrano. Il Consiglio di stato, che esprime un parere obbligatorio e vincolante, dopo avere esaminato la documentazione inviata dal ministero dell’Istruzione e del merito sul Regolamento che definisce il quadro orario delle discipline e dei risultati di apprendimento del nuovo percorso liceale ha preferito fermare le macchine in attesa di integrazioni e modifiche alla documentazione fornita da viale Trastevere.
Ecco cosa succede adesso
In tre pagine, l’estensore del documento redatto nell’adunanza del 27 agosto scorso, Sandro Menichelli, il presidente Paolo Troiano e la segretaria, Alessandra Colucci, hanno sospeso l’emissione del parere. Una battuta d’arresto non così frequente che allungherà i tempi dell’iter burocratico del provvedimento e che potrebbe fare slittare il varo del nuovo liceo a ridosso delle iscrizioni all’anno 2025/2026.
Il parere delle regioni
I giudici di palazzo Spada bacchettano i dirigenti del ministero che hanno redatto il Regolamento perché manca all’appello “il preventivo parere della Conferenza unificata” Stato-regioni. Una carenza di non poco conto. Perché, proseguono i consiglieri, tale mancanza “assume un rilievo essenziale in quanto la carenza di tale ineludibile passaggio procedimentale rende impossibile a questa sezione esprimere il proprio parere sulla base di una piena conoscenza del complesso degli elementi valutativi relativi al proposto intervento normativo”.
Un rimbrotto vero e proprio indirizzato indirettamente anche al ministro Giuseppe Valditara. Ma dal ministero sminuiscono quanto scrivono i consiglieri di stato: “Il parere del Consiglio di stato è interlocutorio e non definitivo. E non vengono poste osservazioni rilevanti, dunque, non ci sarà alcuno stop”. E diffonde la notizia che “nella giornata di oggi è pervenuto il parere della conferenza Stato-Regioni, che è pienamente favorevole”.
E’ davvero a costo zero?
Secondo quanto emerge dallo schema di Regolamento in visione ai magistrati del Consiglio di stato, l’operazione di costituzione del liceo del Made in Italy dovrebbe avvenire a costo zero. Ma gli estensori del documento avanzano più di una perplessità. A partire dal terzo anno di corso è previsto che una materia non linguistica venga insegnata in lingua straniera: la metodologia Clil introdotta per la maturità dalla riforma Gelmini e che è rimasta sostanzialmente sulla carta. Perché, per rendere effettivo questo che appare un desiderio è necessario formare una platea cospicua di docenti. E, si sa, i piani di formazione hanno un costo. I relatori, a questo punto, chiedono delucidazioni. “Si evidenzia, di conseguenza, l’opportunità di chiarire se questa oggettiva esigenza formativa – concludono – che dovrà essere realizzata a favore del corpo docente non sia tale da tradursi in un’eventuale vulnus della prospettata neutralità finanziaria”.
L’errore
Nel testo indirizzato al Mim, si sottolinea anche un errore da matita rossa. I componenti del collegio che ha esaminato le carte ministeriali suggeriscono, a proposito delle conoscenze e delle abilità che dovranno sviluppare gli studenti del nuovo indirizzo, suggeriscono di “invertire le parole “approfondire e sviluppare” in quanto “le conoscenze e le abilità” costituiscono dapprima oggetto di un’attività di sviluppo e solo successivamente di approfondimento”.
.
.
.
.
.
.
..
Stop al liceo del Made in Italy ultima modifica: 2024-09-13T04:43:56+02:00 da