AGI, 2.5.2020
,– Al via i “beta test” in cinque scuole torinesi –
Numeri ridotti di alunni in ciascuna classe, alternanza di didattica in presenza e a distanza, potenziamento della teledidattica . Sono alcune delle principali misure contenute nel Rapporto “Scuole aperte, società protetta”, redatto dal gruppo di lavoro, coordinato dal Politecnico di Torino. Un totale di circa 60 pagine per definire le possibili modalità per una ripresa della scuola in sicurezza, a partire dalla definizione di un protocollo nazionale, “analogo a quelli redatti per la ripartenza delle attività produttive”.
Partendo dal presupposto che “la scuola ed i servizi educativi per la prima infanzia sono altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese” , il rettore dell’ateneo torinese Guido Saracco evidenzia come “il sistema educativo risponde a problemi di conciliazione famiglia-lavoro per i genitori, ma soprattutto ai diritti costituzionali dei bambini e dei ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità. Esigenze e diritti – sottolinea – che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini”.
“La scuola italiana – si ricorda nel rapporto del Politecnico di Torino – coinvolge oltre 8 milioni di studenti e 1,2 milioni di operatori . A questi numeri devono essere aggiunti quelli relativi alle scuole paritarie (circa 950mila studenti e 200mila docenti). Il personale della scuola deve essere messo in condizione di agire entro un chiaro quadro di riferimento che definisca processi per la gestione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro”. Da qui la necessità della stipula di un Protocollo nazionale che “dovrà trovare declinazione specifica ed operatività nelle singole diverse realtà scolastiche attraverso la stipula di ‘Protocolli di sicurezza anti-contagio'”.
In particolare, in termini di costi, per l’ateneo torinese, sono da prevedere : “costi a carico delle scuole e dei soggetti ed associazioni del territorio per tutti i dispositivi di prevenzione (dai plexiglas alle mascherine) e per la sanificazione; costi a carico degli enti locali per la predisposizione dei locali, delle strutture e degli arredi e per la ristrutturazione di spazi esterni; costi di gestione ed impatto logistico della gestione del personale: prevedere gruppi di 10-15 bambini significa il raddoppio degli insegnanti”.
Per quanto riguarda la necessità di ridurre la numerosità delle classi, a partire dai nidi fino alle scuole superiori, si specifica, nel rapporto del Politecnico di Torino, la necessità di prevedere turnazioni degli studenti, garantendo comunque a tutti la possibilità di vivere “l’esperienza della scuola in presenza”. La didattica online, si dice ancora, sarà importante sia nella fase 2 che nella fase 3 e dovrà essere garantita per tutti grazie ad investimenti in pc e tablet. Nel Rapporto si propone anche di potenziare la figura dell'”animatore digitale”, che può supportare tecnicamente docenti e famiglie sull’uso di piattaforme e device.
E saranno cinque, tra asili nido e scuole materne, le strutture torinesi in cui sarà avviata la sperimentazione e l’analisi di tutte le procedure organizzative (relative ai turni, all’uso degli spazi, ai flussi di entrata e uscita). Si tratta dei “beta test” messi a punto dal Politecnico di Torino, con la collaborazione dell’assessorato all’istruzione del Comune, finalizzati alla prova delle misure da adottare per il contenimento del rischio di contagio nella fase di ripresa delle attività scolastiche.
“Il nostro contributo al lavoro svolto dal Politecnico – spiega l’assessore all’istruzione Antonietta Di Martino – si è concentrata sulla fascia d’età 0-6. Più i bambini sono piccoli più occorre fare valutazioni specifiche nelle singole strutture, tenendo conto che le necessità di accudimento richiedono un rapporto personale diretto e risulta, quindi, impossibile attuare misure di distanziamento interpersonale”.
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