Tra Matteo Renzi e la Buona scuola c’è Pietro Grasso: cartellino giallo del presidente, no alle forzature

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  di Angela Mauro, L’Huffington Post  22.6.2015.  Pietro Grasso, neopresidente del Senato, durante il discorso dopo la sua elezione nell'aula del Senato, Roma, 16 marzo 2013.  ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

Tra Matteo Renzi e la ‘Buona scuola’ c’è Pietro Grasso. Raccontano al Senato che sia stato il presidente a dare un freno all’impeto del giovane premier, fortemente tentato di portare in aula il testo di riforma della scuola, saltando il voto in commissione, dove pesano i duemila emendamenti presentati da opposizione e minoranza Dem. “Noi stiamo al regolamento”, segnalano dalla presidenza del Senato. E il regolamento impone che i testi collegati alla manovra di bilancio – come la scuola, che prevede voci di spesa e non a caso è stata sottoposta a parere della commissione Bilancio – debbano essere presentati in commissione, dove si deve anche riaprire il termine dei subemendamenti, e solo dopo in aula. Non è possibile saltare, come è successo prima di Natale con la legge elettorale. Domattina i relatori di maggioranza Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Area Popolare faranno l’ultimo tentativo in commissione per cercare un accordo politico che riduca gli emendamenti. Ma tra i renziani nessuno scommette sul successo della manovra. Quindi? Sarà braccio di ferro con Grasso?

Per ora, agli atti, c’è solo l’avvertimento arrivato dagli uffici della presidenza. Un cartellino giallo piuttosto normale nelle dinamiche parlamentari, che però va ad intralciare l’idea del premier di saltare del tutto il voto in commissione, come è successo sull’Italicum. E poi a Palazzo Chigi non è piaciuto quel richiamo a Grasso contenuto nella nota diffusa ieri da Miguel Gotor, senatore di minoranza. “Spero che il governo e la maggioranza del Pd abbiano la sensibilità politica di ascoltare le parole del presidente del Senato Pietro Grasso – dice Gotor – il quale ha auspicato che su un provvedimento significativo come quello sulla scuola non sia mesa la fiducia, ma il Parlamento sia lasciato libero di esprimersi e di migliorare la legge”.

Ora, la fiducia è una decisione che spetta al governo. E il premier resta convinto che quella sia la strada obbligata per superare le difficoltà della maggioranza in Senato e ottenere l’ok sulla ‘Buona scuola’. Quanto a Grasso, sabato scorso, alla festa dell’Unità a Roma si è solo limitato ad auspicare che non si arrivi alla fiducia, come di solito fanno tutti i presidenti di Camera e Senato, in difesa delle prerogative del Parlamento, e dunque “Se si potesse evitare, certamente…”, ha detto Grasso rispondendo a domanda. Ma dalle parti di Renzi non si nasconde un certo fastidio. Come è successo quest’estate, quando la bolgia scatenata da opposizione e minoranza Pd sulla riforma costituzionale, diede adito ai renziani di diffondere veleni sul presidente. Veleni, appunto, che sulla scuola potrebbero riproporsi.

A Palazzo Madama le sentinelle renziane tengono le antenne dritte, gli uffici parlamentari studiano il regolamento, si cerca una via d’uscita dignitosa per tutti, ma certo la questione resta complicata. Renzi se la cava così: “Decide il Parlamento. Se passa, ci saranno 100mila assunzioni, se non passa o se non passa in tempo per le assunzioni, ci saranno solo quelle del turn over, che sono circa 20-22mila persone”.

Perché, anche a voler aprire il termine dei subemendamenti, il governo in Commissione Cultura rischia di non avere la maggioranza. Oggi è venuto allo scoperto Walter Tocci, componente di minoranza Pd in commissione, di solito parco di dichiarazioni stampa. Sulla ‘Buona scuola’ invece ha scritto un lungo post sul suo blog, smontando pezzo per pezzo la riforma di Renzi. “L’unica novità è l’applicazione ossessiva di uno solo al comando anche nel mondo della scuola – scrive Tocci – Nessuno dei veri problemi viene affrontato, né la riforma dei cicli, né l’abbandono degli studenti, né il neo-analfabetismo degli adulti. I centomila sono utilizzati come una clava per imporre scelte inutili o dannose. Uno, nessuno e centomila, è il titolo di un dramma che racconta lo smarrimento del protagonista”. Con Tocci anche Corradino Mineo, che pure critica l’idea di porre la questione di fiducia sul testo. E in commissione pesano poi le perplessità del senatore a vita Carlo Rubbia. Sono tre voti in dissenso possibili: bastano per mettere a rischio una maggioranza di 15 a 12 in commissione.

A sera, dopo riunioni fiume con i tecnici del Miur per comporre il ‘testo di sintesi’ di Puglisi e Conte, dalla cerchia parlamentare del premier arrivano rassicurazioni: “Ci atterremo al regolamento”. Di uno scontro con Grasso non si sente il bisogno. Ma va superata l’impasse, in qualche modo. “Pd andrà avanti su #labuonascuola, Una legge per valorizzare autonomia, merito e assunzioni. Domani alle 10,30 seduta 7 commissione”, twitta Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura. I relatori dovrebbero proporre cambiamenti sul tetto di 100mila euro per lo ‘School bonus’ e sulla commissione di valutazione dei docenti, che nella nuova formulazione dovrebbe comprendere anche due professori in più e un membro esterno. Quindi, da regolamento, il testo verrà depositato in commissione. Le opposizioni diranno la loro. Lo stesso vale per la minoranza Dem. Ma se la mole di emendamenti resterà ancora lì a spiaggiare il testo sulla scuola, già domani – prevedono i renziani – potrebbe riunirsi una conferenza dei capigruppo per discutere della possibilità di inviare il testo direttamente in aula. Accadrà?

Tra Matteo Renzi e la Buona scuola c’è Pietro Grasso: cartellino giallo del presidente, no alle forzature ultima modifica: 2015-06-23T06:00:35+02:00 da
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