di Giovanna Casadio, la Repubblica, 18.12.2021.
ROMA – I presidi sono perplessi sull’uso del Green Pass a scuola per i ragazzi. Salvini contrario. Il ministro della Scuola, Patrizio Bianchi, ha detto al presidente di Ali (l’associazione dei sindaci di centrosinistra e civici), Matteo Ricci, che esaminerà la proposta con il premier Draghi e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Il Green Pass per gli alunni delle elementari e medie e per gli studenti delle superiori, chiesto da un centinaio di primi cittadini – trai quali i sindaci di Milano, Bologna, Torino, Napoli, Firenze, Bergamo, Brescia e Lecce – sta sollevando un putiferio.
E sui sindaci che hanno firmato la lettera-appello inviata stamani al governo, piovono le accuse della destra. Ma le adesioni alla proposta crescono: anche Roberto Gualtieri, il primo cittadino della Capitale, ha sottoscritto la richiesta. Per tutti loro il rischio concreto è che, dopo le feste natalizie, nella calza della Befana, ci sia il ritorno alla Didattica a distanza. “Se a gennaio tutte le scuole italiane finissero in Dad, sarebbe il nostro fallimento”: affermano. “Nostro dovere è tutelare il diritto alla salute nello stesso modo del diritto al lavoro”. Alla contestazione di discriminazione dei bambini, che il leader leghista Salvini muove, rispondono che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione tamponi gratuiti con un buono per coloro che i genitori non vogliono vaccinare.
Salvini dà l’altolà: “Prima di discriminare anche un solo bambino, di lasciarlo a casa, bisogna andarci molto cauti. Noi stiamo lavorando per garantire scuola, vita e lavoro a tutti e discriminare i bambini, isolarli e chiuderli a casa, non è il mio obiettivo”. Aggiunge poi il leader leghista: “Non mi sembra che l’Anci abbia sostenuto questo progetto, sono alcuni sindaci del Pd. Ne parleremo a gennaio con la riapertura della scuole. Allarmare adesso famiglie e bambini mi sembra fuori luogo”. E anche il responsabile enti locali della Lega, Stefano Locatelli invita ad aspettare il nuovo anno e denuncia: “Le scelte che riguardano la salute dei bambini spettano ai genitori e ai medici di famiglia, non al Pd. In questo momento servono cautela e buonsenso, non imposizioni e burocrazia”. Sulla stessa linea della Lega, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “La proposta lanciata dai sindaci Pd e della sinistra è discriminatoria, inaccettabile e irricevibile. Se la sinistra vuole davvero scongiurare il ritorno in massa alla Dad, faccia quello che Fdi chiede da ormai due anni ma che non ha mai fatto al governo della Nazione: potenziamento dei mezzi pubblici, aerazione meccanica controllata delle aule sul modello Marche, ampliamento degli spazi e sanificazione continua delle classi, potenziamento del tracciamento e dei test, lotta alle ‘classi pollaio’. Giù le mani da bambini e ragazzi e dal diritto all’istruzione”.
Dura la reazione del sottosegretario alla Scuola, il leghista Rossano Sasso: “Irricevibile la proposta di alcuni sindaci, per lo più di sinistra, secondo cui i nostri bambini per potersi recare a scuola in presenza dovrebbero esibire il Green Pass, oppure farsi un tampone ogni 48 ore. Un’idea malsana che non meriterebbe nemmeno un commento se non fosse che vede protagonisti alcuni rappresentanti delle istituzioni. Secondo questi signori, dunque, un bambino non vaccinato dovrebbe rinunciare alla scuola e rimanere a casa. Ipotesi agghiacciante, da respingere immediatamente e con fermezza”. La strada, secondo Sasso, è quella di potenziare i tracciamenti, di chiedere al ministero dell’Economia 300 milioni per gli impianti di aereazione nelle scuole, e al generale Figliuolo rinforzi militari per rle strutture sul territorio.
Tuttavia è nel mondo della scuola che la richiesta fa discutere. Antonelli Giannelli, presidente dell’associazione presidi invita innanzitutto alla gradualità: “Comprendiamo la preoccupazione di chi si trova a dover fronteggiare la quarta ondata che sta investendo in modo particolare la fascia più giovane della popolazione. D’altra parte la scuola necessita di una estrema e doverosa gradualità nell’introduzione di misure che potrebbero comportare una compressione del diritto all’istruzione, pur se determinate da ragione di salute collettiva”.
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