Dispersione e scuola, la semplificazione che risolve

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dal blog di Gianfranco Scialpi, 4.1.2023.

Gilda Venezia

Dispersione e scuola, la semplificazione è una strategia fuori moda. Non aiuta a comprendere il problema. Lo ha scritto R. Palermo. Prima di lui Brofenbrenner, applicando la teoria dei sistemi all’educazione

Dispersione scolastica, la strategia sbagliata della semplificazione

Dispersione scolastica. In questi ultimi tempi postpandemici il tema cattura l’attenzione di giornalisti, opinionisti e accademici. Questi inesperti d’aula spesso lo usano per evidenziare le criticità del sistema scolastico. A parer loro la scuola non riesce ad aggredire i due aspetti del problema, relativi rispettivamente alla dispersione esplicita e implicita. la  prima nasce in itinere (abbandono scolastico); la seconda, invece si evidenzia in uscita (livelli di apprendimento inadeguati). Da qui la la proposizione di soluzioni che riguardano esclusivamente la scuola, come corsi di formazione ad hoc. La semplificazione è finalizzata a distrarre l’attenzione dalle responsabilità dell’intera società, illudendo di aver trovato la soluzione. La strategia, però ha il fiato corto, in quanto risulta debole, di fronte alla complessità del problema che rimane irrisolto.
Il contesto postmoderno si caratterizza per la scoperta inteconnessione dei fattori che relativizza l’azione umana, riducedola a possibilità di soluzione, a riduzione del rischio. In entrambi i casi aleggia il fallimento.
Interessante quanto scrive R. Palermo: “dispersione e abbandono sono strettamente legati a fenomeni sociali di più ampia portata: si va dalle condizioni socio culturali delle famiglie fino alle caratteristiche del territorio. Per esempio: quanto incide il sistema dei trasporti scolastici che magari costringe gli studenti delle secondarie di secondo grado a trascorrere molte ore fuori casa solo per gli spostamenti verso la scuola? e quando incide la carenza di servizi culturali (biblioteche soprattutto) nel territorio?
Insomma, intervenire sul numero degli alunni per classe è sicuramente buona cosa, ma siamo sicuri che sia sufficiente?

La teoria dei sistemi

Volando alto, l’intervento sponsorizza senza se e senza ma, la teoria dei sistemi. “Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine di ecosistema per indicare l’intima connessione tra l’ambiente e l’insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze. All’interno del corpo umano si trovano poi vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) che svolgono specifiche funzioni e concorrono al mantenimento della vita.
L’Albero Genealogico, inteso come Sistema Familiare, è composto da diversi elementi, è un sistema aperto e in espansione, e cerca continuamente l’equilibrio e l’auto-regolazione cibernetica. Le informazioni che circolano quindi nel sistema (o nell’Inconscio Familiare, o Anima Familiare) risentono di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai membri della nostra famiglia di origine: il problema di un singolo elemento si riflette sull’intero sistema“.

Bronfenbrenner: modello ecobiologico

In campo educativo è da segnalare il modello ecobiologico di Bronfenbrenner che ricorda molto quello transazionale di M. Linehan. In sintesi: L’educazione è un processo complesso, mai unidirezionale o comportamentista (S-R) Non esiste solo il ragazzo e un’unica agenzia formativa (la scuola). La formazione è il risultato dell’interazione tra il soggetto ( nel nostro caso lo studente) e la multidimensionalità dell’ambiente (famiglia, relazioni di cortile e più ampie, valori sociali e culturali, massmedia…). Ogni dimensione è costituita da diversi soggetti sociali, scenari culturali, economici, sistemi di valori… che “dicono la loro” sulla formazione, in una relazione sistemica. multidirezionale e  biunivoca.
L’immagine rende efficacemente l’idea che sottende il modello

Breve considerazione

Fatte queste considerazioni risulta evidente che scaricare esclusivamente sulla scuola, fornisce un’alibi all’intera società diseducante che da diverso tempo ha dimenticato  il suo primo dovere: formare i ragazzi. Difficile pensare a questo impegno per un contesto civile e sociale che ha fatto della Tecnica (Heidegger) il suo unico orizzonte, annullando il futuro, come un oltreche rimanda ai nostri giovani.

 

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Dispersione e scuola, la semplificazione che risolve ultima modifica: 2023-01-04T17:33:50+01:00 da
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