Generazione Z, la “fragilità aumentata” post-Covid (Ang/Censis)

Gilda Venezia

dal blog di Gianfranco Scialpi, 11.4.2023.

Gilda Venezia

Generazione Z, il Covid ha “aumentato” la fragilità. Un lavoro del Censis lo conferma. E non solo

Generazione Z, la fotografia attuale non è rassicurante

Generazione Z. I massmedia si accorge della sua esistenza. Purtroppo avviene per raccontare di ritiri sociali (Generazione Hikikomori), suicidi per esami falliti o non effettuati…

La frequenza delle notizie non lascia dubbi. Non si tratta più fenomeni isolati, confermando la presenza di un malessere generazionale. Alcuni recenti esempi riguardano una ventisettenne, e un ventinovenne.
Come ho più volte scritto difficile indviduare le cause di questo disastro educativo. Sicuramente l’aver relegato il fallimento e il dolore in genere (Byung-Chul Han 2020) a esperienze non adeguate  al format dell’uomo contemporaneo (prestazione, velocità, apparenza…) non aiutano. In tal senso vanno lette le parole di P. Crepet quando definisce inumana una società dove il dolore non deve e non può essere raccontato. La situazione-limite (K. Jaspers) deve rimanere circoscritta nell’interiorità. Ovviamente questo favorisce una sorta di schizofrenia che conduce alla fragilità esistenziale.

Sulla sua pagina facebook A. Pellai, commentando il suicidio di uno studente universitario, scrive:”C’è un’enorme fragilità nel mondo interiore dei nostri ragazzi. Deve essere faticoso e dolorosissimo tenere in piedi un “falso se stesso” che rende (fintamente) felice chi non vuoi deludere, preferendo apparire come non si è, piuttosto che essere come non si vorrebbe apparire”.

La “fragilità aumentata” dopo il Covid

Spesso si sente dire o leggere che questo profilo è stato prodotto unicamente dal Covid. dalla Dad. Questa rappresentazione ovviamente è servita ai tempi del lockdown per accellerare la riapertura delle scuole.

Occorre ribadire però che il disagio esistenziale esisteva anche prima del febbraio-marzo 2020 e declinato nell’articolato fenomeno della dispersione scolastica.  Non a  caso R. Ricci (Presidente Indire) parla di quella implicita aumentata, sollevando la Dad da ogni responsabilità esclusiva Lo stesso confermava nell’ottobre 2019  un preoccupante tasso di  dispersione esplicita (14,5%).

Il nuovo profilo della Generazione Z,  prodotto dalla pandemia è confermato da un studio “Generazione post-pandemia (ANG- Censis 2022). L’espressione ricorrente è  fragilità aumentata che tocca la totalità della persona. Il tratto è imposto da una società di e per vecchi (GerontItalia) che chiude ad ogni futuro migliorativo. Alcuni passaggi: “Rispetto a cinque anni fa sono aumentati i giovani che soffrono di mal di schiena (+33,2 la differenza percentuale), mal di testa (+38,0 punti percentuali), mal di stomaco, gastrite, problemi digestivi (+21,6 punti percentuali), problemi intestinali (+22,7 punti percentuali)…
Ma c’è un’altra conseguenza, più subdola e che si fatica maggiormente a riconoscere e a curare, che è rappresentata dalla comparsa di disturbi del comportamento alimentare, i più diffusi dei quali sono l’anoressia e la bulimia: l’11,7% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 36 anni dichiara di soffrire di questo genere di disturbi…Il 45,5% dei giovani dichiara che dopo la pandemia desidera trascorrere a casa più tempo possibile, il 47,9% ha sviluppato una sorta di agorafobia e ha paura a frequentare locali e luoghi affollati, il 46,9% dichiara di sentirsi fragile e il 31,8% si sente solo, quota che sale al 39,4% tra i giovanissimi…
Il 48,5% dei giovani che vivono in comuni con meno di 10.000 abitanti dichiara che durante la pandemia ha avuto problemi psicologici, di ansia o depressione, il 18,8% ha aumentato il consumo di alcool e sostanze stupefacenti; il 38,5% si sente solo e il 14,3% ha disturbi del comportamento alimentare.”

 

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Generazione Z, la “fragilità aumentata” post-Covid (Ang/Censis) ultima modifica: 2023-04-12T04:52:15+02:00 da
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