TuttoscuolaNews, n. 1035 del 2.5.2022.
Il decreto-legge sul PNRR è gravido di sorprese, destinate a creare molte turbolenze nel mondo della scuola.
A poche ore dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, un inconsueto comunicato stampa a firma congiunta dei ministri dell’Istruzione e dell’Economia, Patrizio Bianchi e Daniele Franco, pubblicato nel tardo pomeriggio di domenica 1 maggio, precisa che la scadenza imminente del PNRR non ha consentito di modificare l’entità del fondo per l’incentivo alla formazione (previsto al comma 5 dell’art. 44 del DL 36 pubblicato sabato 30 aprile), ma che in sede di conversione del DL si provvederà ad incrementarlo, a decorrere dal 2026, tenendo conto dei risparmi conseguenti alla denatalità: “Il Fondo per l’incentivo alla formazione è di 20 milioni di euro per il 2026, di 85 milioni per il 2027, 160 milioni di euro nell’anno 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro nell’anno 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dall’anno 2031″.
Ma non finisce qui. Nel comunicato i due ministri prendono un impegno molto forte: “confermano l’impegno del Governo a incrementare significativamente il predetto fondo, fermo restando che le economie derivanti dagli effetti della denatalità saranno reinvestite nel settore istruzione”. Un impegno auspicato da Tuttoscuola sin da settembre 2019 nel report “Dibattito su crisi e futuro del Paese: la grande assente è la scuola. Eppure c’è un grande opportunità…”, che finora non ha però trovato riscontro negli ultimi DEF, incluso quello presentato a inizio aprile dal Governo Draghi, che prevede una riduzione al 3,5% nel 2025 del rapporto tra spesa dell’istruzione e PIL (dal già basso 4% del 2020).
E’ importante la presa di posizione dei due ministri dell’Esecutivo Draghi, la riscriviamo a futura memoria: “le economie derivanti dagli effetti della denatalità saranno reinvestite nel settore istruzione“.
Come mai questa precisazione urgente via comunicato stampa a doppia firma? Il dubbio è che abbia anche l’intento di spegnere un incendio che potrebbe divampare a seguito di quanto previsto in un altro comma dell’arti. 44 del nuovo decreto-legge, in cui si prevede una “razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027“, con un taglio di 9.600 posti.
Questa previsione ha scatenato la reazione preoccupata dei sindacati: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno deciso da oggi la mobilitazione del mondo della scuola con iniziative e assemblee (Anief ha già proclamato una giornata di sciopero per il 6 maggio). In serata è uscito un duro comunicato della Cisl-scuola, secondo il quale, “per dare vita ad un fantomatico sistema di formazione “incentivata”, toglie risorse economiche e di personale a una scuola già sofferente, disattende le promesse di investimento e soffoca, con una gittata a lungo termine (2030), ogni speranza di rilancio e valorizzazione del sistema d’istruzione!”.
Il comunicato sindacale si riferisce a questo passaggio del DL: “Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027, in misura pari a 1.600 posti a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027, 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2027/2028, a 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2028/2029, 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2029/2030 e a 2.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2030/2031, relativa in via prioritaria al contingente annuale di posti di organico per il potenziamento dell’offerta formativa, nell’ambito delle cessazioni annuali con corrispondente riduzione degli stanziamenti di bilancio dei pertinenti capitoli relativi al personale cessato.
Il fondo di cui al primo periodo può essere incrementato in misura corrispondente alle ulteriori cessazioni del predetto organico per il potenziamento.”
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