Stop a docenti e Ata trattati tutti allo stesso modo.
A distanza di un mese e mezzo dalla nascita del Governo Meloni, continua a far discutere la decisione di inserire la parola ‘merito’nella nominazione del nuovo ministero dell’Istruzione: in fase di conversione del decreto legge ‘Ministeri’, l’opposizione – composta da Pd, M5S e Avs – ha infatti prodotto degli emendamenti identici per cancellare quella parola. “Aggiungere la parola ‘merito’ alla nominazione del Ministero dell’Istruzione è una scelta ideologica ed un pessimo segnale” per “dirottare gli investimenti sui territori più ricchi e sugli istituti frequentati dai ragazzi e dalle ragazze che vengono da famiglie benestanti”, ha tagliato corto Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi Sinistra.
Anche il Terzo Polo si allinea
La maggioranza a Montecitorio, però, non ha avuto dubbi nel confermare quella parola, incassando anche il consenso dei deputati di Italia Viva ed Azione.
Luigi Marattin del Terzo Polo, ha spiegato che “l’avversione alla parola ‘merito’ deriva dal fatto che si dice ‘guardate, se voi premiate il merito, cristallizzate quelle che sono le situazioni di vantaggio relativo. Il punto fondamentale è comprendere che non esiste un’attenzione al merito senza un’ossessione verso l’uguaglianza delle condizioni di partenza, non di arrivo. Sentendovi parlare è troppo forte in me la tentazione di credere che voi, in realtà, vogliate l’uguaglianza delle condizioni di arrivo e non di partenza. Essa stessa, questa sarebbe il contrario del merito”.
L’ex sottosegretario Rossano Sasso, della Lega, sostiene che fa “dispiacere vedere come, nel dibattito parlamentare, sia considerata una colpa affiancare due parole: merito e istruzione”.
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Il “merito” a scuola non si tocca, la Camera approva l’idea Valditara ultima modifica: 2022-12-06T02:29:09+01:00 da