Il “nuovo” esame di Stato, ovvero perché ci tocca sparare sulla Croce Rossa.

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Astolfo sulla luna, 18.6.2014.  

Esami2015AE

Non avremmo voluto esaminare ancora l’argomento esame di Stato nel corso di questo tormentatissimo anno scolastico, ma siamo costretti a farlo dalla pochezza e dall’incoerenza che tutto l’apparato amministrativo del Miur sta dimostrando nell’affrontarlo. In tempi assolutamente non sospetti (ottobre dello scorso anno) si era cercato di offrire qualche umile consiglio in vista della sua promessa ristrutturazione da parte del governo: analizzando i pochi pregi e i molti difetti rimasti nel modello Berlinguer dopo oltre 15 anni di attuazione, si concludeva – in alternativa alla ventilata ipotesi di sostituzione dell’esame con l’ennesimo quiz Invalsi – con la proposta provocatoria di far preparare collegialmente ai consigli di classe prove autentiche sui percorsi didattici seguiti nell’anno.

Il governo di lì a poco imboccò la strada della “consultazione” delle componenti della società sul suo progetto di “buona scuola” mentre le voci su come si sarebbe svolto l’esame si rincorrevano e a dicembre fu emanata una circolare – oggetto di un nostro secondo intervento – sullo svolgimento della seconda prova che, richiamando l’attenzione sulle discipline “caratterizzanti” ciascun indirizzo di studio, non faceva altro che ribadire cose già risapute senza chiarire aspetti basilari ad es. se la seconda prova sarebbe stata ancora di provenienza ministeriale. Contemporaneamente partiva la sceneggiata della composizione delle commissioni legata ad un emendamento alla legge di stabilità, cosicché la presenza degli esterni viene ufficializzata a fine febbraio 2015, ben oltre l’approvazione della legge di stabilità.

Nello stesso periodo esce finalmente il regolamento ufficiale sulla seconda prova che non aggiunge nulla a quanto già si sapeva, salvo confermare la sua provenienza ministeriale: parte però subito un’altra sceneggiata, ossia quella delle prove preparate secondo i dettami della riforma, che poi sarebbe la riforma Gelmini, che a parole mette le competenze al centro di tutto. Da notare che, poiché il ministero non ha ancora ufficialmente chiarito a quale modello di valutazione delle competenze intenda aderire, i docenti interessati vengono costretti a leggere fra le righe del regolamento alla ricerca dei caratteri delle nuove seconde prove sulle discipline caratterizzanti; intuiscono quindi che nella maggior parte dei casi non ci saranno grosse novità. Così le simulazioni delle prove d’esame, iniziate quest’anno forse con un po’ di ritardo a causa dello stordimento generale creato dal polverone governativo sulla buona scuola, procedono con rinnovato impegno.

A fine maggio un ministero evidentemente a stretto contatto con le sue articolazioni periferiche organizza, incredibile dictu, seminari di formazione sulla seconda prova scritta: i docenti costretti a partecipare mi dicono che l’unica novità è che la correzione delle prove scritte dovrà essere fatta sempre per aree disciplinari, ma contemporaneamente e quindi dopo lo svolgimento della terza prova, il che significa in pratica un ritardo nell’inizio delle prove orali di uno o due giorni.

Infine – coup de théâtrela nomina di commissari esterni di discipline “affini”: mi vengono ad esempio segnalati docenti di economia aziendale per discipline giuridiche ed economiche e viceversa, cosa ancor più grave quando la prima delle due discipline è anche oggetto di seconda prova in molti indirizzi di studio. Restando sempre nel settore di mia competenza, vedremo non solo come gli studenti se la caveranno con un “estratto della relazione sulla gestione” di una società industriale”, ma anche se tutti i commissari d’esame si destreggeranno fra i numeri dei prospetti di bilancio.

C’è un’idea geniale dietro questa apparente confusione nelle nomine dei commissari: verrà finalmente detta una parola definitiva in merito al dibattito ormai decennale sui criteri di accorpamento delle classi di concorso attraverso un piccolo esperimento “in vitro” sulla pelle dei maturandi.

In ogni caso – come si era già avuto occasione di notare e prendendo come es. il mio settore – il caso aziendale è un classico fin dai primordi della didattica della ragioneria e i punti da sviluppare a scelta sono sempre stati presenti nei testi d’esame. Finché si cercano novità nei contenuti delle seconde prove, senza capire che le uniche novità si possono trovare nei metodi di valutazione (dopo averle introdotte nei metodi di insegnamento), siamo ben lontani dall’idea di competenza a scuola: purtroppo al ministero nessuno sembra sfiorato da tale dubbio.

Ciliegina sulla torta, circola sulle reti Rai durante questa settimana di prove scritte un “servizietto” che mostra come il ministero si sia prodigato per facilitare lo svolgimento della nuova seconda prova facendo organizzare alle scuole opportune simulazioni: in altre parole si vuole far credere agli elettori che le simulazioni delle prove d’esame siano una delle novità della buona scuola!

Capito perché non volevamo occuparci ancora di questo argomento? Sarebbe fin troppo facile a questo punto giocare al tiro al bersaglio col nostro comune datore di lavoro per l’improvvisazione che sta dimostrando, dovuta probabilmente a inconfessabili ragioni di fondo che lasciamo intuire a chi ci legge; sono probabilmente le stesse che spingono il capo del governo al cambio di rotta sui tempi di approvazione della riforma, che innesca un ennesimo tira e molla con lo scopo di scaricare la responsabilità politica della mancata assunzione dei precari a settembre su chiunque critichi la sua buona scuola.

 

18 giu. ’15                                                                                               Astolfo sulla Luna

 

Il “nuovo” esame di Stato, ovvero perché ci tocca sparare sulla Croce Rossa. ultima modifica: 2015-06-19T06:45:25+02:00 da
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