Invalsi 2023, i risultati: in italiano e matematica insufficiente uno studente su due

di Gianna Fregonara e Orsola Riva, Il Corriere della sera, 12.7.2023.

Si sentono ancora gli effetti del Covid, ma scende la dispersione implicita e migliorano i risultati in inglese. Un inaspettato peggioramento alle scuole elementari. Le differenze tra le regioni del Nord e quelle del Sud

Gilda Venezia

Effetto Long Covid?

Gli effetti del Covid e delle scuole chiuse per quasi due anni si fanno ancora sentire in modo pesante nei risultati scolastici misurati dalle prove Invalsi del 2023. Soltanto uno studente su due arriva alla maturità, dopo tredici anni di studio, con un livello sufficiente di preparazione in italiano e matematica. Questa è la media nazionale, ma i dati regionali restituiscono una situazione ancora più drammatica nelle regioni del Sud e risultati stabili nel Nord, dove due studenti su tre centrano il traguardo. Che ci volessero anni per smaltire i ritardi causati dalla chiusura delle scuole lo si sapeva, ma una volta riaperte le scuole non sono state fatte riflessioni particolari su come mitigare questi effetti e aiutare gli studenti più fragili a recuperare. Il risultato è questo. Unico effetto positivo della riapertura delle scuole riguarda la dispersione implicita, cioè quegli studenti che arrivano a fine corsa con una preparazione insufficiente sia in italiano che in matematica: sono in calo anche se non siamo ancora tornati ai livelli pre pandemia. Va detto che in generale negli ultimi anni è scesa anche la dispersione esplicita: secondo gli ultimi dati Eurostat pubblicati a giugno i giovani under 25 senza un diploma sono scesi negli ultimi cinque anni dal 14,5 per cento del 2018 all’11,5 per cento del 2022. Siamo ancora sopra la media europea del 9,6 per cento ma non più così distanti. Il dato che invece allarma di più, perché più inaspettato, riguarda le scuole elementari: anche in seconda e in quinta elementare la preparazione dei bambini è peggiore che negli anni scorsi: un’ipoteca sul futuro se non si corre ai ripari da subito. Ma soprattutto un problema che non è solo della scuola, come ha sottolineato il direttore dell’Invalsi Roberto Ricci, ma riguarda tutto il Paese: dalle famiglie ai decisori politici. Il problema, ha spiegato ancora Ricci, è che gli interventi sulla scuola richiedono anni prima di dare frutti. E ha fatto l’esempio della Corea del Sud che oggi è un modello mondiale ma ci sono voluti 25 anni perché uscisse dalla sua condizione di arretratezza: «Chiunque agisca sa che gli effetti positivi li vedrà chi viene dopo di lui. Questo riduce l’appeal politico della scuola». Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato che «non possiamo più accettare che l’Italia sia divisa in due» tra il Nord e il Sud e che si interverrà soprattutto sulla matematica e sull’inglese: «Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico del nostro Paese per dare a tutte le stesse possibilità di successo formativo e quindi lavorativo. Già nella scuola primaria si viene a individuare quella spaccatura che penalizza tanti ragazzi italiani e questo è moralmente inaccettabile perché la scuola primaria influenza i risultati successivi».

I risultati al ribasso nelle elementari

La notizia non può non preoccupare, anche perché finora questo tratto di scuola è sempre stato il vero fiore all’occhiello della scuola italiana, quello in cui i nostri alunni se la cavavano meglio di tanti loro coetanei di altri Paesi. Purtroppo nelle rilevazioni Invalsi di quest’anno invece le scuole elementari hanno fatto registrare una regressione molto forte. I bimbi di seconda che raggiungono la sufficienza in italiano sono il 69 per cento (contro il 72 per cento dell’anno scorso) e in matematica è anche peggio: 64 per cento (contro il 70 per cento del 2022). In quinta il calo in italiano è ancora più netto: dall’80 al 74 per cento di alunni sopra il sei; in matematica vanno tutti peggio ma l’arretramento rispetto allo scorso anno è stato più contenuto: dal 66 al 63 per cento. Evidentemente i più piccoli sono quelli che hanno sofferto di più gli effetti delle chiusure a causa del Covid: come ha osservato il direttore Ricci, i bimbi arrivati in quinta quest’anno sono quelli che stavano frequentando la seconda quando a marzo del 2020 è scattato il primo lockdown. Mentre sul risultato dei più piccoli potrebbe aver inciso il fatto che durante l’emergenza sanitaria molti genitori abbiano preferito non mandarli all’asilo per evitare rischi per loro, per sé e magari anche per i nonni. Come tutti gli studi internazionali dimostrano, infatti, la frequentazione dell’asilo ha riflessi molto positivi sugli esiti successivi, soprattutto per chi proviene da contesti sfavoriti. Un’opportunità che durante l’emergenza sanitaria molti bambini non hanno avuto. In questo tratto di scuola si registrano anche le prime differenze di rendimento fra Nord e Sud che, per quanto siano ancora contenute, non vanno sottovalutate: «Sono piccole differenze che hanno grossi effetti alle medie e alle superiori», nota Ricci.

Scuole medie, timida ripresa del Sud

I risultati delle prove Invalsi di italiano e matematica in terza media sono in linea con lo scorso anno. Gli effetti del Covid e delle scuole chiuse ancora si sentono ma almeno non ci sono stati peggioramenti: il 62 per cento raggiunge la sufficienza in italiano (era il 61 lo scorso anno, il 66 nel 2018), per la matematica risultato invariato da tre anni. Il 56 per cento, poco più di uno studente su due, centra l’obiettivo, ma prima della pandemia era il 61 per cento. Sono le regioni del Sud, Campania, Puglia, Abruzzo e Molise a far registrare il miglior «rimbalzo» rispetto all’anno scorso con un +4 in italiano e un +1 in matematica. Tuttavia in Campania, Sicilia, Calabria e Sardegna ad avere la sufficienza in matematica alla fine della terza media è meno di uno studente su due, le insufficienze riguardano il 60 per cento degli studenti. Sono queste anche le regioni in cui il sistema risulta complessivamente più iniquo, nel senso che ci sono grosse differenze fra scuola e scuola e anche tra classi di una stessa scuola. Mentre nel resto del Paese l’indice di diseguaglianza degli apprendimenti non dipende granché dalla classe frequentata nelle regioni del Sud e delle isole incide per il 35 per cento.

Superiori, il fallimento

I risultati delle superiori confermano le difficoltà del sistema. Gli effetti del Covid non accennano a diminuire: ormai da tre anni un maturando su due non raggiunge la sufficienza in italiano e gli scarsi in matematica sono altrettanti (non gli stessi però: chi va male in matematica magari va meglio in italiano e viceversa). Sono ragazzi che dopo 13 anni di studio sanno naturalmente leggere scrivere e fare di conto ma non sempre capiscono fino in fondo il senso di quello che leggono e faticano a condurre in porto un ragionamento logico-matematico. Nelle regioni del Nord le cose vanno leggermente meglio: il 62 per cento degli studenti ha almeno la sufficienza in italiano e in matematica, con punte del 66 per cento per la sola matematica nel Nord-Est. Ma al Sud è un disastro: tre giovani adulti – tre elettori – su cinque sono insufficienti in italiano, due su tre in matematica. Risultati tutto sommato stabili rispetto all’anno scorso ma lontanissimi da quelli pre Covid. Rispetto al 2019 c’è stato un calo di 13 punti in italiano (allora gli studenti sopra il sei erano il 64 per cento, adesso solo il 51) e di 11 punti in matematica (dal 61 al 50 per cento di “promossi”).

Inglese, i risultati si vedono

I risultati della prova di inglese nella scuola primaria (in quinta) risentono dell’andamento poco positivo delle altre materie: il livello base A1 è raggiunto dall’87 per cento dei bambini nella prova di reading (era il 92 nel 2018 e il 94 lo scorso anno), mentre per la prova di ascolto (listening) l’81 per cento dei bambini raggiunge l’obiettivo contro l’85 per cento dello scorso anno. Continuano invece a migliorare i risultati in terza media: nella prova di lettura l’80 per cento degli studenti raggiunge il livello A2 (nel 2018 erano il 74 per cento), con un autentico balzo in avanti delle regioni del Sud e delle Isole che partivano da un livello più basso (+11 per cento rispetto a quattro anni fa). Sull’ascolto si registrano maggiori difficoltà ma comunque il dato è in netto miglioramento: il 65 per cento dei ragazzi raggiunge il livello A2 (contro il 54 per cento del 2018); anche in questo caso il miglioramento è nettissimo al Sud e nelle Isole (+13 per cento in quattro anni). Alla Maturità il livello B2 nella lettura lo ottiene il 54 per cento degli studenti, uno su due (era il 52 lo scorso anno e il 55 prima della pandemia); mentre appena il 41 per cento ottiene il livello B2 nella prova di ascolto, comunque meglio di quattro anni fa quando a farcela era solo uno alunno su tre (il 35 per cento).

Meno dispersione implicita

L’unico dato positivo di questa rilevazione è quello relativo al calo della cosiddetta dispersione implicita, cioè a quegli alunni che arrivano in fondo al percorso con competenze così scarse che è come se avessero lasciato la scuola a 16 anni: un diploma in tasca ce l’hanno ma non vale niente perché sia in italiano che in matematica e in inglese non arrivano nemmeno al sei. Rispetto all’anno scorso sono scesi di un punto percentuale, dal 9,7 all’8,7 per cento. Certo ancora non siamo tornati ai livelli del 2019 quando erano il 7,5 per cento ma negli ultimi due anni la tendenza al miglioramento appare costante. Ma chi sono gli studenti fragili? Secondo le rilevazioni Invalsi sono in maggioranza maschi, ripetenti (a dimostrazione che bocciare non serve a niente visto che arrivano a fine percorso senza aver recuperato il ritardo iniziale), immigrati (soprattutto di prima generazione) e più in generale ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate. Quasi uno su quattro è iscritto a un istituto professionale. Sul versante opposto gli alunni eccellenti continuano a scendere, anche nelle regioni dove prima erano più numerosi: in Lombardia erano al 30 per cento prima della pandemia adesso sono poco sopra il 20.

Dalla terza media alla maturità

Uno studio specifico riguarda gli studenti che quest’anno hanno sostenuto l’esame di Maturità e che nel 2018 avevano fatto la terza media. L’Invalsi ha monitorato il loro percorso di studi. Erano 553.626 a fare l’esame nel 2018, sono arrivati in 400.571 in regola alla Maturità. Quasi 60 mila, il 10,8 per cento ha ripetuto l’anno, mentre 57.419, il 10,4 per cento hanno lasciato gli studi senza diploma.

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Invalsi 2023, i risultati: in italiano e matematica insufficiente uno studente su due ultima modifica: 2023-07-15T04:32:34+02:00 da
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