di Carlotta De Leo, Il Corriere Scuola di vita 31.3.2016
– «Vorremmo solo che i nostri diritti venissero rispettati. Non chiediamo nulla di più». Scrive così Nadia Superina nelle poche righe che accompagnano la sua lettera dove racconta la sua storia. O meglio quella di suo figlio 16enne, affetto dalla sindrome di Down, che quest’anno non ha ancora il suo Piano educativo personalizzato per le assenze /supplenze dell’insegnante di sostegno. Da settembre scorso, il ragazzo ha avuto quattro prof differenti e per oltre un mese è rimasto senza: «E’ stato spesso lasciato in un banco da solo e senza materiale didattico preparato per lui (…) E’ stato un periodo per lui troppo difficile tanto che si è destabilizzato manifestando ansia, tristezza, chiusura». Proprio il contrario, insomma, di una scuola Buona per davvero.
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Sono la mamma di un ragazzo disabile di 16 anni. Frequenta il secondo anno in una scuola superiore a Genova. E’ affetto da sindrome di Down, pertanto è riconosciuto persona handicappata grave (L. 104 art. 3 comma 3) dalla nascita e senza revisione, ovvero per tutta la vita.
Quest’anno scolastico, la scuola è iniziata il 14 Settembre, ma per mio figlio non era presente l’insegnante di sostegno. Nonostante le mie numerose telefonate e lettere a cui raramente ho ricevuto risposta è rimasto per 1 mese e 10 giorni senza insegnante di sostegno, spesso lasciato in un banco da solo e senza materiale didattico preparato per lui. In questo periodo il ragazzo ha cercato di partecipare alla vita di classe copiando dai libri testi a lui non sempre comprensibili, dandosi i compiti da solo, talvolta in modo stereotipato e non utile. E’ stato un periodo per lui troppo difficile tanto che il ragazzo si è destabilizzato manifestando ansia, tristezza, chiusura e comportamenti non sempre adeguati.
Vorrei precisare che mio figlio è sempre stato descritto dagli insegnanti e dai terapisti che lo seguono da molti anni come una persona solare, sempre allegra, serena, disponibile a lavorare e socievole. Purtroppo, proprio la scuola, il luogo che dovrebbe essere deputato all’integrazione e agli apprendimenti, è stata invece fonte di malessere.
Durante l’anno si sono susseguite tre diverse insegnanti di sostegno con il risultato che il PEP (Piano Educativo Personalizzato) non è ancora stato definito.
Oggi, 29 marzo, ricevo la telefonata dalla scuola che mi comunica che dal 1 aprile subentrerà un’insegnante di sostegno che era in maternità e che sarà assegnata a mio figlio: è la quarta insegnante di sostegno in un anno!
Non credo di dover dire altro: la Buona Scuola di mio figlio si commenta da sé.
Nadia Superina
«La Buona scuola di mio figlio disabile» ultima modifica: 2016-04-05T04:56:23+02:00 da