Se ne parla da anni e fu pure presentata una proposta di legge, quella di rendere il preside elettivo all’interno delle scuole autonome. Niente concorsi, con spese enormi per l’erario, a parte i contenziosi che sono sempre nati, e dunque niente accorpamenti perché al preside verrebbe riconosciuta una indennità e non la dirigenza, mentre la sua carica durerebbe a tempo, subendo da parte dei colleghi maggiori controlli ed evitando così “sceriffati” e spesso pure “monarchie assolute”.
D’altra parte i sindaci nei comuni non sono eletti dai cittadini, talvolta scelti perfino senza titolo di studio? E non avviene così per i Rettori delle università e i Presidi di facoltà?
Ebbene questa proposta, che sembrava ormai negletta, è stata ripresa dal coordinatore regionale della Calabria che “pensa anche di lanciare un dibattito nuovo per il futuro su quella che potrebbe essere una diversa e nuova organizzazione dei dirigenti delle scuole, secondo il modello universitario”.
«Siamo al ridicolo – dice il dirigente Gilda al Quotidiano del Sud– un settore fondante di una società evoluta, tutelato dalla Costituzione, lasciato allo sbando, privo di risorse adeguate, anziché implementato con risorse adeguate per strutture e stipendi del personale”.
E poi aggiunge: “aule fatiscenti, contrazione di personale, stipendi inadeguati, riduzione di autonomie, squilibri nord-sud, autonomia differenziata, burocratizzazione eccessiva sottraendo energie al tempo scuola. Non si vuol fare del disfattismo ma promuovere un dibattito positivo e serio che porti ad una centralità del ruolo della scuola”.
E qual è il dibattito che si vuole riprendere?
“Il declino della scuola – dice il dirigente Gilda – è cominciato con la legge sull’autonomia nella scuola che però nel corso degli anni ha dato luogo a soppressioni o accorpamenti di istituzione che comportano “la chiusura della dirigenza e del DSGA” cosicché la scuola comunque subisce un disagio.
Per questo, dice la Gilda calabra, “è arrivato il momento di cambiare la struttura organizzativa della dirigenza scolastica che si caratterizza per due aspetti, uno organizzativo – gestionale e l’altro pedagogico – didattico”. Dunque, sostiene il dirigente Gilda, uno degli interventi fondamentali per una nuova organizzazione della dirigenza scolastica passerebbe attraverso la separazione di questi due aspetti, mentre l’implementazione di “un nuovo modello di riorganizzazione della dirigenza scolastica può venire guardando alla struttura organizzativa universitaria. Creare un Rettorato che gestisca le istituzioni dal punto di vista amministrativo contabile e creare per ogni istituzione autonoma un “Preside di facoltà” eletto dal Collegio Docenti per la gestione didattico pedagogica e di indirizzo con semi esonero dall’insegnamento. Non si sta farneticando, si parla di modelli reali esistenti”.
“Si possono prevedere dei rettorati per aree territoriali e per ordini di scuola o indirizzo (es. si prende un’area geografica ben definita e si istituiscono dei rettorati per istituti comprensivi, scuole superiori divise per aree liceali, tecniche e professionali) così si liberano – dice l’esponente della Gilda – risorse per meglio pagare i dirigenti e dal punto di vista organizzativo ogni scuola autonoma può decidere organicamente l’offerta formativa proveniente dal Collegio dei Docenti (oggi assistiamo a collegi docenti che devono gestire contemporaneamente negli IIS l’offerta formativa liceale, tecnica e professionale che confliggono tra di loro”.
La cosa migliore intanto da fare? Aprire un dibattito serio e corposo.