di Silvia Rossetti, La difesa del popolo, 23.1.2022.
La scuola certamente non può e non deve fermarsi, ma fatica a tenere il passo
Per superare tutti insieme gli inevitabili guasti del sistema occorre rafforzare la sinergia che coinvolge istituzioni, personale scolastico, territorio e famiglie.
La scuola sta attraversando un momento difficilissimo. Presa dall’impellenza di dare applicazione alle indicazioni ministeriali e ai protocolli Asl di gestione dei contagi, spesso si trova a dover fronteggiare vere e proprie avarie di un sistema che non tiene nella dovuta considerazione gli strumenti e le risorse che essa ha (o dovrebbe avere) a disposizione.
Le criticità maggiori al momento riguardano la scuola dell’infanzia e la primaria.
La prima è piegata dalla crescita esponenziale di casi positivi. Ricordiamo che i piccoli non indossano alcun dispositivo nel tempo della loro permanenza nei locali scolastici, per la tenera età infatti ne è sconsigliato l’impiego. Chiaramente il contagio si diffonde più rapidamente in questi gruppi, destinati poi a quarantene con effetto domino. La seconda, dal canto proprio, oltre a dover fronteggiare situazioni paradossali come la presenza in una stessa classe di alunni vaccinati e non, che quindi dovrebbero seguire regole differenti in caso di diffusione del virus, deve organizzare sorveglianze e quarantene avviando nel più breve tempo possibile le procedure di attivazione della Didattica a Distanza (DaD), o della Didattica Digitale Integrata (DDI).
Sulla carta tutto potrebbe apparire semplice, ma a intervenire ci sono variabili e imprevisti. Soprattutto c’è grande confusione. I protocolli Asl mutano da una settimana all’altra, nel frattempo anche i docenti, nonostante i vaccini e le precauzioni, si contagiano e quindi capita che debbano essere sostituiti e che ci sia penuria di sostituti sempre a causa della diffusione del virus.
Nel frattempo le famiglie, in affanno con il lavoro, temono che a fare le spese di questa drammatica situazione siano ancora una volta i bambini e gli adolescenti.
La scuola certamente non può e non deve fermarsi, ma fatica a tenere il passo. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso delle settimane passate ha ricordato a gran voce: “La scuola è in presenza, perché è comunità”.
I dirigenti scolastici, i docenti e tutto il personale di supporto hanno risposto alla chiamata con buona volontà e spirito di dedizione. La scuola non è soltanto un luogo di lavoro, ma un centro nevralgico dove confluiscono istanze educative, sociali, persino economiche. Chi svolge il servizio all’interno di essa sa bene che il proprio non è semplicemente un “mestiere”.
L’impegno profuso da tutti, però, non ha sortito gli stessi effetti di una medicina miracolosa: ci sono state difficoltà a coprire le classi, ritardi nel far partire la DaD e la DDI per gli alunni in quarantena, soprattutto scollamenti fra i proclami dei media e le azioni realmente fattibili. Si sono creati, poi, equivoci sulla DaD, riservata agli interi gruppi classe in quarantena, e alla DDI, destinata invece ai singoli isolati dai compagni in maniera precauzionale o per aver contratto il virus.
Non sono quindi mancate le polemiche, anzi alcune sono scattate in maniera preventiva e anche un po’ strumentale.
Le opinioni su come affrontare il picco invernale della pandemia sono molteplici. Ci sono aspetti condivisibili in ciascuna di esse, come sempre accade quando la situazione si presenta complessa ed estremamente fluida. Qualcuno chiedeva che la scuola prendesse una pausa di una decina di giorni alla didattica in presenza e lasciasse tutti gli studenti a casa a fare la DaD. Una misura precauzionale per consentire il defluire dei contagi e un rientro fra i banchi più sereno e regolare.
Ma, come il ministro Bianchi non ha mancato di ricordare in più di una occasione, i contagi si sono impennati proprio durante la chiusura delle scuole e, soprattutto, una settimana o due di DaD si sarebbero sommate alla lunga pausa osservata per le festività natalizie, creando disservizi e difficoltà anche nella ripresa di una didattica realmente proficua.
Ora per superare tutti insieme gli inevitabili guasti del sistema occorre rafforzare la sinergia che coinvolge istituzioni, personale scolastico, territorio e famiglie. In maniera particolare, al personale scolastico sono richieste più che mai in questo momento empatia e capacità comunicativa, oltre alla consueta professionalità e al naturale attaccamento ai propri alunni. Le famiglie, invece, dovranno cercare di riporre maggiore fiducia nei propri figli e nelle istituzioni alle quali essi sono affidati, tenendo a bada le comprensibili ansie.
Siamo ancora nel pieno di una pandemia, non dimentichiamolo.