– La scuola verso il corto circuito: gli Usr formano classi da 27 studenti, il Cts le vuole da 14 –
Il comitato tecnico scientifico della protezione civile dice che in una classe, causa distanziamento, non possono andare più di 12-14 alunni. Ipotesi che pare appoggiata anche dalla Task force nominata dalla ministra. Fine quindi delle classi pollaio, da sempre auspicata dalla Azzolina, e virata con i fondi stanziati dal governo verso una nuova scuola anche in termini strutturali? A scorrere le indicazioni degli uffici scolastici regionali parrebbe proprio di no. Come se quello che si annuncia in pubblico venisse disatteso puntualmente nell’esercizio della gestione. Pare che alcuni dirigenti territoriali siano addirittura più rigidi nella gestione degli organici. Come definire altrimenti i comportamenti che di fronte alla palese necessità di organizzare classi numericamente più piccole applica pedissequamente l’indicazione del ministero di non formare alle superiori classi intermedie con meno di 22 studenti.
La scuola a rischio settembre
La difesa è semplice: esistono norme che non sono state ancora cambiate. Esistono parametri minimi: 18 alunni all’infanzia, 15 alla primaria, 18 alle medie e 27 alle superiori. Solo in presenza di alunni disabili si possono ridurre. Parametri che, a meno di aule enormi che in Italia non esistono, fanno a cazzotti con le regole sul distanziamento. Come se non bastasse si tratta di parametri minimi, ma abbiamo già riportato nei giorni scorsi come questi siano sfondati spesso e volentieri. Ci sono già classi con 34 studenti.
Siamo nella terra delle contraddizioni. Si lavora a organici che dovranno essere smontati tra qualche settimana per poi essere ricomposti in altro modo, in altri spazi, tutti da identificare e poi realizzare. Il tutto senza la dovuta forza lavoro in termini di insegnanti e di Ata per sostenere la nuova scuola.
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