Nel Sud scuole spazi angusti e insicuri gli studenti sono meno preparati e vanno via prima

Nelle scuole con spazi angusti e insicuri gli studenti sono meno preparati e vanno via prima.

Bankitalia: il Sud paga dazio, Pnrr riduca gap.

Gilda Venezia

Sono più che motivati i 790 milioni di euro di finanziamento appena autorizzati, con decreto dal ministro Giuseppe Valditara, per il nuovo piano di riduzione dei divari territoriali negli apprendimenti e per il contrasto della dispersione scolastica. La misura, ricompresa nell’ambito del Pnrr, coinvolge 7.980 scuole in tutta Italia e promuove percorsi di apprendimento individualizzati e di potenziamento delle competenze di base, attraverso un sistema di tutoraggio mirato e personalizzato, trova ampia giustificazione in uno studio della Banca d’Italia che invoca una spinta in più dal Pnrr, opportunità unica per ridurre il gap fra le varie aree del Paese.

Secondo i ricercatori, il divario Nord-Sud in Italia è tangibile anche a scuola. E si rileva a 360 gradi: tocca gli edifici scolastici, la qualità e presenza di mense, palestre e aule spaziose, ma anche sicurezza e all’efficienza energetica.

Secondo il report dei tecnici di Via Nazionale, la mancanza di spazi adeguati allo studio influisce non solo sulla capacità di apprendimento degli alunni, ma anche sul tasso di abbandono scolastico e sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

“I divari – sostengono dalla Banca d’Italia – assumono la tradizionale declinazione Nord-Sud: rispetto al Mezzogiorno, un alunno della scuola primaria ha a disposizione una superficie scolastica del 60 per cento più elevata se residente nel Nord Est e ha una probabilità più che doppia di frequentare una struttura dotata di mensa se residente nel Nord Ovest”.

Nel secondo ciclo i problemi riguardano soprattutto le periferie delle grandi città, definite come aree a maggiore densità abitativa e più difficilmente raggiungibili (in particolare negli hinterland urbani più popolati della Campania, della Lombardia e della Sicilia).

Il Pnrr dovrebbe quindi contribuire a ridurre i gap, ma bisogna fare uno sforzo di monitoraggio e di coordinamento in più.

Secondo Bankitalia, infatti, “i dati più recenti sui finanziamenti del Pnrr finora effettivamente assegnati agli enti territoriali mostrano un parziale disallineamento rispetto ai fabbisogni locali, su cui hanno inciso aspetti di una governance molto complessa in materia di edilizia scolastica” e per questo occorre una “mappatura granulare e ad ampio spettro dei gap”.

Tuttavia, secondo il ministro Giuseppe Valditara, i 790 milioni destinati al Sud – 750 milioni per le Scuole secondarie di primo e secondo grado più 40 milioni riservati ai Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti per azioni a supporto dei giovani che hanno abbandonato la scuola – avrebbero proprio questo scopo.

“Questo nuovo piano – ha detto il numero uno del dicastero bianco – si colloca nel solco della personalizzazione degli apprendimenti e della valorizzazione dei talenti di ogni studente, affinché tutte le scuole possano accompagnare i ragazzi verso il successo formativo e il completamento del percorso di studi. Si tratta di una misura che per dimensioni e per investimento offrirà un contributo straordinario per ridurre le differenze territoriali negli apprendimenti e il tasso di dispersione scolastica”.

I limiti però riguardano anche scuola primaria e dell’infanzia: “la diversa disponibilità quali-quantitativa di infrastrutture scolastiche soprattutto nelle fasi iniziali del processo formativo potrebbe determinare degli squilibri nelle opportunità di apprendimento degli alunni e ritardi educativi difficilmente recuperabili nei cicli di istruzione successivi”, dicono ancora i ricercatori.

In una scuola con più mezzi e spazi adeguati, rilevano ancora da Bankitalia, si ottengono migliori risultati per gli alunni, meno abbandoni e frequentazioni irregolari, migliorando così il futuro di chi proviene da aree o famiglie più fragili economicamente.

Una scuola più attrezzata e sicura potrebbe addirittura “avere un effetto indiretto anche sulla partecipazione al mondo del lavoro dei genitori, in particolare delle donne nei contesti economicamente più vulnerabili”.

Quindi, lo studio della Banca d’Italia si sofferma sulla differenza tra le famiglie che possono godere delle mense scolastiche (e quindi del tempo pieno) e delle palestre (e quindi delle attività sportive direttamente a scuola) e quelle che devono invece provvedere agli stessi servizi da sole.

 

Nel Sud scuole spazi angusti e insicuri gli studenti sono meno preparati e vanno via prima ultima modifica: 2024-02-05T05:11:26+01:00 da
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