Alessandro Giuliani, La Tecnica della scuola 5.4.2016
Renzi torna a parlare di “qualche professore” danneggiato, che “per aver sentito il parere di qualche sindacalista stratega non ha accettato il posto…”.
Il presidente del Consiglio torna così sul concetto, per la prima volta espresso il 12 marzo scorso, quando alla scuola di formazione del Partito Democratico, disse che “ci sono poveri cristiani che non hanno fatto domanda, perché consigliati così da alcuni sindacalisti e sono rimasti a spasso”.
Stavolta, il presidente del Consiglio nella diretta social di Palazzo Chigi, tenuta il 5 aprile, ricordando il concorso sulla scuola, ma anche che “sulle deleghe siamo un po’ indietro e bisogna correre”, si è detto dispiaciuto per quei docenti erroneamente consigliati, a suo dire, perché, ha dichiarato il premier, “talvolta slogan e demagogia non funzionano”.
Ora, anche in questa occasione non possiamo per completezza non ricordare che nella fase B del piano straordinario di assunzioni, ben 7mila immessi in ruolo (su circa 9mila) hanno dovuto lasciare la propria provincia. In gran parte spostandosi dal Nord al Sud. In qualche caso anche a parti inverse.
Mentre nella fase C, quella del “potenziamento” della L. 107/15, in effetti, quasi tutti i circa 48mila assunti sono stati collocati (sempre dall’algoritmo ministeriale) nella provincia di residenza o comunque nella prima indicata (poi tutte le altre in ordine decrescente) attraverso il sistema on line del ministero dell’Istruzione.
Se si guarda il totale delle ultime due tornate di immessi in ruolo, quindi, Renzi non ha torto (con meno del 15% degli assunti fuori regione). Se, invece, ci si sofferma sugli assunti della fase B, peraltro coloro che avevano un punteggio più elevato in graduatoria, il discorso cambia (con circa l’80% che hanno dovuto fare le valigie).
Ora, siccome a quanto ci risulta sarebbero alcune decine di migliaia coloro che non hanno scelto (in larga parte ben posizionati nelle graduatorie di appartenenza), forse non si tratta di consigli sbagliati. Probabilmente, al premier Renzi non è stato chiarito che questi docenti hanno preferito non rischiare di ritrovarsi a mille chilometri da casa. Proprio perché ben posizionati, sarebbero infatti stati assunti nella fase B. Che a livello geografico ha riservato, un po’ curiosamente e riteniamo ingiustamente (con tanto di proteste e miriadi di ricorsi), un trattamento migliore di coloro che sono stati assunti dopo.
E forse a Renzi non è stato illustrato che quelli che non hanno aderito al “pacchetto” B e C della Buona Scuola (prendere o lasciare) erano precari in larghissima parte “anta”. Un’età che molto spesso non è conciliabile con il lavoro a distanza. E su questo, francamente, c’entrano poco i sindacalisti. I quali avranno mille difetti, ma su certe scelte professionali non potevano nascondere come sarebbero andate le cose.
Renzi sui docenti precari non assunti: colpa di qualche sindacalista stratega… ultima modifica: 2016-04-05T22:40:13+02:00 da