Scuola, altri venti milioni alle paritarie. Confermato il taglio di 3,86 miliardi all’istruzione pubblica

di Salvo Intravaia, la Repubblica, 3.12.2022.

Nuovi fondi in soccorso degli istituti non statali, dopo i 70 milioni annunciati all’indomani del passaggio della Finanziaria in Consiglio dei ministri

Gilda Venezia

Altri venti milioni di euro alle scuole paritarie. Questa volta a favore di quelle dell’infanzia, che costituiscono lo zoccolo duro dell’istruzione non statale. Dopo i 70 milioni annunciati all’indomani del passaggio in consiglio dei ministri della manovra finanziaria per il 2023, arrivano altri fondi in soccorso delle scuole paritarie. Mentre viene confermato il taglio, già messo in conto dal governo Draghi, pari a quasi 3,86 miliardi di euro nei prossimi tre anni sull’istruzione statale. Nulla di fatto invece sul merito. Nessun finanziamento aggiuntivo per la valorizzazione delle eccellenze, per il sostegno alle famiglie per il diritto allo studio, dei capaci e meritevoli, e per la lotta alla dispersione scolastica. Spulciando testo e tabelle della legge di bilancio per l’anno prossimo giunti giovedì sera a Montecitorio è finalmente possibile, al di là delle indiscrezioni e delle bozze che circolavano sotto banco, valutare il reale impatto sull’istruzione pubblica della manovra che probabilmente verrà approvata con pochissime variazioni rispetto all’articolato attuale. E per la scuola non pare di scorgere molto.

Le paritarie

È bene chiarire che gli ulteriori 20 milioni di euro che spuntano per le scuole paritarie dell’infanzia sono un rifinanziamento. Ma il governo avrebbe potuto, come ha fatto con altre spese, anche non procedere in questo senso. Ricapitolando, i 70 milioni di euro aggiuntivi rispetto al budget complessivo del 2022 andranno a favore di tutte le paritarie per accogliere gli alunni disabili, i 20 milioni andranno soltanto alle paritarie dell’infanzia che rappresentano il grosso dell’istruzione non statale (il 57% del totale) e che negli ultimi anni ha dovuto subire la crisi economica che si sta imbattendo sul Paese. Nell’anno scolastico 2016/2017 i bambini iscritti nelle scuole paritarie dell’infanzia ammontavano a 560mila unità. In appena cinque anni, nel 2021/2022, il loro numero si è assottigliato a 466mila: 94mila piccoli in meno pari a un calo del 17%. Ed ecco che in soccorso arriva lo stato. Nel 2023, il finanziamento complessivo alle paritarie salirà a 646,5 milioni, portando a 760 euro ad alunno il finanziamento pro-capite. E per il 2024 e il 2025 è previsto un ulteriore aumento a 666,5 milioni in totale. Con un ulteriore incremento della quota ad alunno a carico della collettività.

Gli organici dei docenti

Il decremento della popolazione scolastica dei prossimi dieci anni non potrà non avere una ricaduta sugli organici degli insegnanti. Nel 2034, secondo le stime dell’Istat la popolazione di età compresa fra i 3 e i 18 anni calerà di circa un milione e 400mila individui e gli alunni delle statali potrebbero calare di un milione e 300mila unità. Secondo le tabelle allegate alla legge di bilancio arrivata alla Camera dei deputati, i 52,3 miliardi della previsione assestata relativa al 2022 dovrebbero lasciare il posto a 51,9 miliardi per il 2023 che l’anno dopo passeranno a 50,9 miliardi e nel 2025 a 48 miliardi circa. Ed è fin troppo chiaro che per risparmiare quasi 4 miliardi di euro su un bilancio, quello del ministero dell’Istruzione e del merito, che è assorbito per la maggior parte dagli stipendi del personale docente occorre tagliare le cattedre. Proprio approfittando del calo demografico. Ma secondo i sindacati il taglio dei posti non è un destino inevitabile. Per Giuseppe D’Aprile, a capo della Uil scuola, “di tutti i problemi atavici della scuola (precariato, numero di alunni per classe, reclutamento e concorsi) la legge di bilancio non se ne occupa”. Molto critico il giudizio del sindacalista sulla legge di bilancio. “A questo aggiungiamo – continua D’Aprile – la riduzione delle istituzioni scolastiche che secondo quanto dichiara il ministro deriverebbe dai predecessori. Fare confronti dicendo che io taglio di meno rispetto a quello che hanno fatto i governi precedenti non è una risposta. I tagli vengono nascosti dalla denatalità. Ma al contrario si potrebbe approfittare proprio di questa per ridurre il numero di alunni per classe e per ridurre il numero degli alunni per scuola. Se la scuola non esce fuori dalle politiche di bilancio si continuerà a fare cassa su di essa”. L’unica buona notizia riguarda i 150 milioni destinati a incrementare gli stipendi del personale scolastico. E proprio sul testo della legge di bilancio i sindacati incontreranno il ministro il prossimo 6 dicembre. E a dispetto delle tabelle, secondo il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, non ci sarà nessun taglio. Ma addirittura un incremento di 650 milioni, per il 2023.

Il merito

“Il grande assente di questa legge di bilancio è il merito”. Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi, è critico nei confronti della prima legge di bilancio del governo Meloni. “Il merito – continua il presidente dell’Anp – dovrebbe valere anche per il personale docente con un incremento delle risorse che i dirigenti scolastici potrebbero utilizzare per valorizzare il merito di coloro che nella scuola lavora di più nella scuola”. E a dispetto della nuova denominazione del ministero, che include il merito, non è previsto nessun nuovo finanziamento per la valorizzazione delle eccellenze (2 milioni circa confermati dalla legge di Bilancio del 2022), per il sostegno alle famiglie per il diritto allo studio dei alunni bisognosi e magari meritevoli, pari a 173,3 milioni, anche questi confermati, e per lotta alla dispersione scolastica (10,85 milioni in tutto) che caleranno leggermente (a 10,57 milioni) nel 2024 e 2025. Per la lotta alla dispersione scolastica e le scuole dell’infanzia ci sono le risorse del Pnrr. E conclude: “Nessuno obietta sul fatto che occorra aiutare le famiglie a fronteggiare il caro bollette e la crisi economica, purtroppo dobbiamo anche sottolineare che ogni anno c’è una buona ragione per tagliare fondi alla scuola e non si riescono quasi mai a trovare risorse fresche”. Paola Bortoletto, al vertice di Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici), ammette: “Siamo un po’disorientati dall’avvio di mandato del ministro Valditara: dapprima ha voluto spiegarci che quello che propugna “non sarà un merito classista e reazionario, ma il suo contrario”, poi che vuole “valorizzare i talenti, far tornare la scuola ascensore sociale”. C’è di fatto che nella legge di bilancio per il 2023 non c’è alcun finanziamento aggiuntivo per valorizzare il merito, per sostenere le eccellenze, per rafforzare il diritto allo studio e la lotta alla dispersione scolastica”. Ma non solo. “Nell’audizione di dell’altro ieri Valditara ha tra l’altro esaltato la previsione contenuta nella Legge di bilancio 2023 di 150 milioni di euro per il rinnovo del contratto Scuola. Ha omesso di chiarire – spiega – che sono esattamente la metà dei fondi destinati al salario accessorio stanziati dalla Legge di Bilancio 2022”. E rilancia la preoccupazione dei dirigenti scolastici sul taglio delle scuole all’orizzonte.

 

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