di Salvo Intravaia, la Repubblica, 15.6.2022.
Le bocciature al superiore tornano ai livelli pre Covid. Ieri, il ministero dell’Istruzione ha pubblicato i dati analitici degli scrutini dell’anno scolastico 2020/2021, il secondo dell’era Covid. E dopo appena un anno di tregua, determinato dalle promozioni ope legis imposte nel 2020 dall’allora ministra Lucia Azzolina per tenere conto dell’anno scolastico trascorso per lunghi periodi in Dad (la didattica a distanza), le studentesse e gli studenti costretti a ripetere l’anno scolastico tornano ad assumere valori preoccupanti: l’8,3%, pari a circa 180mila alunni. Lo stesso valore percentuale dell’estate 2019, quando la pandemia era probabilmente soltanto un tema da racconto distopico.
Il rinvio della resa dei conti
E spulciando i dati messi a disposizione da viale Trastevere si intuisce che l’abolizione delle bocciature di due anni fa ha solo rinviato la resa dei conti con le lacune accumulate dagli studenti più fragili. Perché per la prima volta i bocciati che frequentavano la seconda classe nel 2021 hanno superato, e non di poco, quelli in prima: il 10,5% contro l’8,5% delle matricole. Nella secondaria, è stata sempre la prima la classe il vero scoglio da superare, con percentuali di bocciature sempre superiori alle altre classi: nel 2018 furono il 13,1%, un valore maggiore di cinque punti rispetto ai respinti in seconda. Ma nel 2021 la quota di non promossi in seconda ha superato quella dei bocciati in prima.
Le lacune accumulate
Secondo Antonello Giannelli “si tratta del ripristino delle prassi didattiche pre Covid”. Le lacune accumulate durante la pandemia sono venute al pettine appena si è ripristinata la normalità? Le scuole avrebbero dovuto operare diversamente? “Sicuramente la prima affermazione ha un che di vero. Credo – continua Giannelli – che sarebbe stato utile puntare maggiormente sulle attività di recupero, finanziandole maggiormente”. La stoccata, questa volta, è rivolta al ministero direttamente. Le bocciature rappresentano una parte della cosiddetta dispersione scolastica, che in Italia è ancora tre punti al di sopra della media europea.
Troppi abbandoni
L’ultimo dato pubblicato dalla banca dati della Commissione europea sui giovani di età compresa fra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato prematuramente gli studi, rimanendo al più con il diploma della terza media, accredita il nostro Paese di un 12,7% nel 2021. La media Ue27 è pari al 9,7%. La Francia è al 7,8%, la Germania all’11,8%. Ma la dispersione costituisce anche un aggravio per le casse delle stato. Perché, quasi sempre, un ragazzo bocciato ripete l’anno. Prendendo come base di calcolo il Costo Medio Studente, utilizzato dal ministero per la ripartizione dei contributi statali alle scuole paritarie, pari a 8.736 euro a studente, il costo delle bocciature si aggira attorno a 1,57 miliardi di euro all’anno. Se, in altre parole, tutti gli studenti frequentanti fossero promossi, a giugno o a settembre, non avrebbero bisogno di ripetere l’anno e si risparmierebbe oltre un miliardo e mezzo di euro all’anno.
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