di Eugenio Bruno, Il Sole 24 Ore, 23.12.2019
– In una manovra 2020 avara per l’istruzione fa eccezione almeno in parte l’edilizia scolastica. Che, tra decreto fiscale e disegno di legge di bilancio, porta a casa 415 milioni da qui al 2023 per l’ammodernamento delle scuole. Insieme a un meccanismo più stringente sull’uso dei fondi raccolti attraverso l’8 per mille (si veda l’altro articolo in pagina). Risorse che vanno ad aggiungersi ai 6,3 miliardi ripartiti – stando solo agli interventi principali – dal 2015 a oggi. Con tempi e modalità di erogazione che non hanno brillato certo per rapidità.
Nonostante tutti gli ultimi governi abbiano messo in cima ai loro pensieri (e ai loro proclami) l’edilizia scolastica, la fotografia delle nostre scuole non cambia: su 40mila istituti sparsi lungo la Penisola, i 2/3 sono stati costruiti più di 40 anni fa, per un’età media di 52 anni. Una situazione strutturale che difficilmente risolveremo a breve. Basti pensare che la Fondazione Agnelli ha stimato di recente in 200 miliardi la spesa che andrebbe affrontata per assicurare la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici. Una cifra che fa a pugni con i vincoli di finanza pubblica.
Le risorse già attivate
In realtà, come testimonia il grafico qui accanto, di risorse negli ultimi anni ne sono state mobilitate. Innanzitutto attraverso i mutui della Banca europea degli investimenti (Bei), che prevedono per il 50% risorse comunitarie e per il 50% finanziamenti nazionali. E che coinvolgono anche Cassa depositi prestiti, alla quale spetta il compito di stipulare i mutui con le Regioni (che a loro volta predispongono i programmi regionali degli interventi e trasferiscono le risorse agli enti proprietari degli stabili). Ebbene, di piani Bei finora ne sono stati finanziati due: il primo, che ha riguardato le annualità 2015 e 2016, ha consentito di distribuire oltre 2,4 miliardi su 5.600 interventi; il secondo, relativo al 2018 ma autorizzato nel 2019, ha aggiunto altri 2,9 miliardi su 3mila interventi.
Al conto si sta per sommare un altro miliardo, spalmato su tre iniziative. La prima (98 milioni) riguarda l’antincendio e si sostanzierà a giorni in un avviso pubblico nazionale rivolto direttamente a Comuni e Province. Quella più corposa è però la seconda: 510 milioni che il Miur erogherà direttamente alle Regioni. Una novità rilevante, secondo la viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani (Pd): «Questa volta – spiega – parliamo di risorse di bilancio del Miur che andranno in erogazione diretta agli enti locali sulla base delle priorità individuate dalle Regioni nell’ambito della Programmazione triennale nazionale 2018-2020, in particolare su quelle per il 2019. Questo vuol dire – aggiunge – che si potrà agire in maniera mirata e rapida». Iter rapido che poco dopo, a febbraio, riguarderà anche la terza iniziativa in agenda (per altri 320 milioni).
Gli interventi in manovra
Arriviamo così alla manovra 2020. Che punta innanzitutto a snellire le procedure per l’assegnazione dei fondi, introducendo il silenzio assenso su pareri, visti e nulla osta relativi all’edilizia scolastica: se non arrivano entro 30 giorni, si considerano acquisiti positivamente. Ma un minimo viene rimpolpata anche la dotazione finanziaria a disposizione, sebbene senza alcun effetto sul 2020, eccezion fatta per i 45 milioni (di cui 5 sul 2019 e 10 dal 2020 al 2023) che il decreto fiscale stanzia per le verifiche di vulnerabilità sismica.
Agli altri 350 milioni ci pensa la legge di bilancio. Destinandone 100 annui dal 2021 al 2023(che dal 2024 diventano 200) alla ristrutturazione di asili nido e scuole dell’infanzia, insieme alla nascita di una Cabina di regia ad hoc, 40 milioni(per il biennio 2022-2023) all’efficientamento energetico, 10 milioni (sul 2023) alla progettazione. Anche se in quest’ultimo caso si tratta di risorse già previste dalla manovra 2018 e rimaste finora nel cassetto.
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Scuole nuove e più sicure: in manovra 395 milioni ultima modifica: 2019-12-23T06:15:28+01:00 da