di Valentina Santarpia, Il Corriere della sera, 19.4.2021.
Le perplessità di presidi e sindacati. I tamponi non saranno obbligatori.
In mancanza di una richiesta di modifica da parte del Comitato tecnico scientifico, resteranno in vigore i protocolli dello scorso anno. È la doccia fredda che hanno ricevuto questa mattina i presidi e i sindacati nel corso dell’incontro con il ministro Patrizio Bianchi in vista delle riaperture complessive delle scuole fissate per il 26 aprile. Perplessi i dirigenti scolastici, rispetto alla «mera revisione» del protocollo del 6 agosto 2020: «Non sempre e non in tutti i territori è stato correttamente attuato, soprattutto a causa delle falle nel sistema dei tracciamenti», spiega l’associazione nazionale in un comunicato a fine incontro. Quello che temono i dirigenti è la mancanza di chiarezza sulle regole, con il solito scarico di responsabilità: «Abbiamo chiarito che deve essere fatta chiarezza sulle raccomandazioni del rapporto Iss 4/2021 sia per garantire l’attuazione di misure si sicurezza che vadano oltre la raccomandazione (se applicare un distanziamento di un metro o due metri, se utilizzare mascherine chirurgiche o FFP2), sia per delimitare con nettezze le connesse responsabilità». Domani è previsto un incontro tra il Comitato tecnico scientifico e il ministero per decidere come rimodulare le regole fin qui applicate, anche se il ministero ha chiarito, anticipa l’Anp, che «non intende introdurre nuove regole ma valorizzare i modelli di gestione precedenti», e che per questo motivo il capo dipartimento emanerà a breve una nota con indicazioni tecniche per le istituzioni scolastiche. Tra le anticipazioni, non saranno obbligatori i tamponi.
Giannelli: «Non frenata, ma riflessione tecnica»
Una frenata, quella dei presidi, rispetto alle aperture? Il presidente Antonello Giannelli nega, ma precisa: «Si tratta più che altro – ha detto a Omnibus su La7 – di una riflessione di natura tecnica. Da un lato abbiamo una percentuale alta di personale vaccinato, il 75%, ma per quanto riguarda le problematiche siamo sempre lì. Una è il trasporto pubblico e inoltre è inutile nascondere che gli spazi scolastici sono sempre gli stessi. A questo aggiungiamo che il piano di tracciamento non riesce a decollare. Quindi qualche preoccupazione è lecito avercela. Io penso che sarebbe giusto lasciare alle scuole la possibilità di decidere quanti studenti possono andare». Secondo Mario Rusconi, il rappresentante dei presidi nel Lazio, il problema delle aule resta insormontabile: «L’edilizia scolastica Italiana – evidenzia – ferma agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo prevede per oltre il 70% delle scuole aule con una capienza di 20 alunni in cui oggi siamo costretti invece a metterne 25-28 ed in alcuni casi anche 30 di studenti. «A Roma – spiega Rusconi – oltre il 40% delle scuole superiori non riesce a garantire quelle misure di profilassi con più del 50% o del 75% degli alunni in classe. Sono stati modificati gli orari durante l’anno anche 10/12 volte per cercare di dare stabilità e certezza non solo agli studenti ma anche alle loro famiglie. In questa maniera si è raggiunto un buon equilibrio che sta permettendo di concludere l’anno scolastico, ora non sappiamo proprio come garantire la sicurezza sanitaria visto che in tutti questi mesi, malgrado le nostre ripetute richieste, non sono state prese misure adeguate dagli enti proprietari degli immobili (Regioni e città metropolitane) per aumentare e modificare gli spazi».
I dubbi sulla sicurezza
La scelta del governo di riaprire senza nuove regole di sicurezza fa infuriare Gilda insegnanti: «Appare evidente che la riapertura delle scuole rappresenta una scelta politica assunta dal governo senza il supporto di evidenze scientifiche né di interventi mirati a risolvere le questioni più stringenti per garantire la tutela della sicurezza e della salute. A ciò si aggiunge il ritmo troppo lento a cui sta procedendo la campagna vaccinale. A questo punto – conclude Rino Di Meglio, il presidente – non ci resta che confidare nel meteo, con l’aumento delle temperature che, come noto, provoca una frenata dei contagi». Il presidente delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha chiesto un incontro al governo perché con il ritorno alle lezioni in presenza per gli studenti «bisognerà rivedere in modo molto consistente gli orari di entrata ed uscita nelle scuole, alternative non ne esistono».
Le riaperture
Da oggi con il passaggio della Campania in zona arancione, tornano fisicamente in aula 6 milioni e 850mila alunni sugli 8,5 milioni totali degli istituti statali e paritari: in pratica, 8 su 10 abbandonano la dad e ritrovano le lezioni in presenza con i compagni. Sono 291mila in più rispetto alla scorsa settimana, tutti della Campania che è uscita dalla zona rossa. Mentre in Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta – tutte ancora `rosse´ – ci sono 390mila alunni costretti ancora alla didattica a distanza. In tutto saranno quasi un milione e 657mila quelli ancora a casa in dad la prossima settimana. Dal 26 aprile, invece, tutte le scuole saranno in presenza al 100% in zona gialla e arancione. In zona rossa le lezioni si svolgeranno in classe fino alla terza media (ora è fino alla prima media), mentre alle superiori l’attività si svolgerà almeno al 50% in presenza.
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