Il Corriere della sera, 23.2.2024.
Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni,Non solo aggressioni fisiche e verbali. Insegnanti oberati dalle richieste e dalle contestazioni dei genitori, rischio burnout dietro l’angolo. L’accordo del ministero con l’ordine degli psicologi: sarà la volta buona?
Insegnanti sotto attacco
Sono degli ultimi tempi le indicazioni normative varate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per contrastare i fenomeni di violenza a cui gli insegnanti sono esposti sempre di più: da una parte l’inasprimento delle pene per chi commette gli illeciti e il monitoraggio periodico del fenomeno, dall’altra il supporto psicologico per i docenti a serio rischio burnout.
Riflettiamo sul primo aspetto. Più che l’incremento delle sanzioni, sulla cui efficacia sono già stati espressi dubbi e criticità, di rilevo appare l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla violenza contro gli insegnanti. Ciò implica, finalmente, la considerazione della serietà del fenomeno e la volontà di tenerne sotto controllo l’evoluzione nelle varie forme in cui si manifesta, con dati oggettivi e comparativi. I dati forniti dal MIM parlano di 46 aggressioni contro il personale scolastico negli ultimi 7 mesi di scuola e di 70 dal settembre 2022.
Avvocatura in campo
Che la situazione fosse critica è apparso evidente già a partire dalla decisione del Ministero di oltre un anno fa quando, con circolare dell’8 febbraio 2023, aveva previsto l’intervento dell’Avvocatura Generale a difesa – sia in sede penale che civile – dei docenti aggrediti nell’esercizio delle loro funzioni lavorative. Attraverso un iter burocratico non propriamente agevole, è ora possibile rivolgersi e ottenere il patrocinio dell’Avvocatura. Misura apprezzabile, almeno nelle intenzioni, ancora tutta da verificare nell’efficacia. Anche perché, insomma, pensare a forme assicurative integrative, come per altre categorie di lavoratori, parrebbe inattuabile con i miseri stipendi degli insegnanti.
Aggressioni verbali
Che i docenti abbiano bisogno di tutela è ciò che è emerso anche da una ricerca effettuata dal portale Skuola.net, che ha rilevato come tra i 2000 studenti delle superiori intervistati 1 alunno su 5 abbia assistito ad aggressioni, per lo più verbali, in misura minore fisica, nei confronti degli insegnanti. La ricerca, acquisita dal Ministero, insieme agli altri fatti eclatanti di cronaca, hanno portato alla stretta annunciata dal MIM che entrerà in vigore a partire dal prossimo anno scolastico.
Questione di prestigio
Cerchiamo di offrire qualche spunto di riflessione. Stando alla ricerca di Skuola.net, le cause del fenomeno non sarebbero tanto da ascrivere all’atteggiamento dei giovani insofferenti nei confronti dell’autorità, quanto piuttosto a componenti più complesse tutte riconducibili ai nuovi paradigmi sociali e valoriali. Chi lavora da tempo nella scuola sa che l’autorevolezza di cui pochi decenni fa ancora godeva l’insegnante si sta via via sgretolando. Spesso gli studenti sono difesi ad oltranza dai genitori, già a partire dalle questioni più banali (un voto negativo). Al solito gioca un ruolo preponderante la scarsa considerazione sociale di cui la categoria gode, unitamente all’idea che la violenza, anche solo verbale, sia un agito accettabile. La pseudo-democratizzazione del sapere ha fatto sì che i più si sentano autorizzati ad esprimere idee e opinioni dati per certi, anche nei settori più specialistici: dalla medicina, alla giurisprudenza, alla politica, alla scienza e, non ultimo, alla scuola. Il genitore si sente autorizzato a disquisire e a contestare scelte didattiche, compresa la valutazione.
Per un nuovo patto scuola-famiglia
Purtroppo, questo accade frequentemente nei colloqui tra docenti e genitori che, invece di essere luoghi di confronto aperto, improntato al monitoraggio della crescita del ragazzo e basato su un patto di fiducia, si risolvono in un procedimento di giudizio in cui le parti, invece di cooperare, si trovano a perorare la propria causa. Manca, insomma, quella corresponsabilità che il patto educativo firmato dalla famiglia all’atto dell’iscrizione a scuola dovrebbe aver sancito. Di questo ha chiara coscienza il Ministro Valditara che ha dichiarato: «Per ristabilire un clima di reciproco rispetto, è indispensabile innescare un cambiamento profondo nella cultura».
Rischio burnout
In un contesto già così compromesso, il rischio burnout è dietro l’angolo, soprattutto per chi, superata una certa età, ha alle spalle una ricca esperienza nella scuola. E qui l’altra misura annunciata dal Ministero: il protocollo triennale di recente firmato tra il Ministro Valditara e il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, David Lazzari. Lo scopo dichiarato sarebbe quello di fornire supporto psicologico al personale scolastico in toto. Ma sarà meglio tener presente che un Protocollo dichiara un intento che individua azioni e passi da compiere; la realizzazione effettiva, invece, si dovrà esplicitare in tempi decisamente più lunghi. A onor del vero, è da anni che a scuola si sperimenta, a macchia di leopardo sul territorio nazionale, la presenza dello psicologo e che si tengono seminari per individuare il disagio professionale nella categoria insegnanti o sulla gestione delle dinamiche di gruppo; segno che il problema non è di recente scoperta. Ma a questi dati non è mai seguito nessun intervento. Eppure, il carico di oneri e responsabilità del docente è in costante crescita, spaziando dal tutoraggio al supporto agli alunni che mostrano sempre più bisogni educativi speciali, all’Orientamento, al PCTO. Per non parlare del costante aggiornamento nella pratica didattica per allinearsi alle nuove metodologie digitali. Tutto ciò in forma inversamente proporzionale al riconoscimento sociale.
Dopo le parole, sarà l’ora dei fatti?
Dunque, se il Ministero ha raccolto le esigenze da più parte espresse, l’auspicio è che sia in grado di affrontare alla radice il problema con risposte strutturate, tempestive e continuative. Al di là dell’iter e delle modalità di attuazione, la presenza di professionisti della psicologia nel mondo della scuola appare sempre più necessaria per creare (o ricreare) le condizioni migliori ad un ambiente di lavoro sereno, dove le diverse parti possano riconoscersi nel ruolo rivestito e dialogare proficuamente.
Anna Rosa Besana e Rossella Gattinoni sono docenti di Lettere dell’IISS A. Greppi di Monticello in Brianza (Lecco)
.
.
.
.
.
.
Stress a scuola, anche agli insegnanti serve lo psicologo, non solo agli alunni ultima modifica: 2024-04-23T14:13:24+02:00 da