Il Corriere della sera, 30.11.2022.
L’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito: un’ora circa alla settimana alle medie e nei tre anni di superiori. Ma c’è il rischio di togliere sempre più ore alle altre materie.
Trenta ore di orientamento all’anno – più o meno una alla settimana – per cercare di mettere mano a una piaga, quella dell’abbandono precoce degli studi, che colpisce ancora il 12,7 per cento dei giovani italiani . E’ questo uno degli interventi annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che oggi ha illustrato il suo programma davanti alle Commissioni Cultura del Senato e della Camera. «L’orientamento – ha detto Valditara – è cruciale per ridurre il tasso della dispersione scolastica. Per questo motivo, in adesione a una riforma prevista dal Pnrr, con un decreto ministeriale di prossima emanazione adotterò le linee guida per le scuole al fine di intraprendere azioni orientative sistematiche che avranno come perno moduli curricolari di 30 ore annuali, nelle tre classi della scuola secondaria di primo grado e nelle ultime tre classi di quella secondaria di secondo grado, con l’individuazione di docenti tutor».
L’addio precoce agli studi si concentra in genere nel tratto di strada fra il primo e il secondo anno di scuola superiore ma ha radici più profonde che risalgono già alle medie. E dunque benvenga l’orientamento, se può aiutare i ragazzi a prendere coscienza dei propri talenti ma anche delle proprie fragilità, a valorizzare i primi e a tentare di aggiustare le seconde. Ma è chiaro a tutti che trenta ore l’anno non possono certo bastare a risolvere i drammatici ritardi di apprendimento che gli alunni italiani iniziano ad accumulare già a 11-12-13 anni, come ben si vede nei test Invalsi di terza media. Ritardi che sono una delle cause principali dell’abbandono scolastico e che richiederebbero approcci personalizzati secondo i bisogni ci ciascuno.
Trenta ore sono insieme troppo poche e troppe, soprattutto se come già avviene per l’ora di Educazione civica introdotta l’anno scorso in tutte le scuole dalle elementari in su, vengono ritagliate all’interno dell’orario rubando un’ora di storia di qua, un’ora di scienze di là per ragioni di risparmio contabile. Il rischio è che in questo modo si continui a sottrarre tempo per le materie curriculari, costringendo i docenti a una corsa sempre più forsennata per portare a termine i programmi di cui sono proprio gli studenti a fare le spese. Negli ultimi tre anni delle superiori è anche peggio perché alle 30 ore di orientamento e alle 33 di Educazione civica si aggiungono quelle dell’alternanza scuola-lavoro, che sono ormai un meccanismo abbastanza oliato negli istituti tecnici e professionali, dove son anche più corpose (rispettivamente 150 e 180 ore nel triennio), ma nei licei a volte si traducono in una perdita di tempo secca: e sono altre 30 ore circa in meno all’anno. Se davvero si vuole dare una mano ai ragazzi, forse sarebbe ora di rivedere anche programmi, orari e metodi di insegnamento. Altrimenti il rischio è che tutte queste iniziative pur lodevoli si trasformino, soprattutto per gli studenti più fragili, in un boomerang.