Riaprire la scuola perché la scuola non riapra

di Gabriella Cerami, Huffington Post, 20.4.2021.

Le Regioni non sono pronte: escamotage per conservare la dad.

Gilda Venezia

L’annuncio del rientro a scuola “tutti in presenza dal 26 aprile”, impegno preso dal premier Mario Draghi in conferenza stampa, nel giro di quattro giorni si trasforma in un obiettivo da raggiungere senza una data ben precisa. Come si usa dire in questi casi, in cui i politici sono costretti a tornare sui loro passi, si parla vagamente di un “prima possibile”. Che tradotto significa “speriamo che almeno a settembre tutti gli studenti possano tornare a scuola in presenza”. Per adesso, poco cambia. Dalla prossima settimana fino alla fine dell’anno scolastico, gli studenti delle scuole superiori continueranno in parte la didattica a distanza. Attualmente il 50% degli alunni siede tra i banchi mentre l’altro restante segue le lezioni da casa. Con le nuove regole, la soglia minima in presenza è stata aumentata del 10%. Si è dunque ben lontani dall’auspicato 100% in presenza. Così il governo, sotto il fuoco di fila arrivato dalle Regioni, si è dovuto arrendere: i mezzi pubblici non avrebbero retto a un tale aumento dell’utenza giornaliera.

Nel dettaglio, si legge in decreto, “dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico 2020-2021, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, affinché nella zona rossa sia garantita l’attività didattica in presenza ad almeno il 50 per cento, e, fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca”. Mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza delle scuole superiori deve essere garantita “ad almeno il 60% e fino al 100% della popolazione studentesca”.

In sostanza il governo lascia ai presidenti di Regione, insieme ai prefetti, ai rappresentanti locali e ai singoli dirigenti scolastici la possibilità di decidere e quantificare quanti studenti possono tornare a scuola. Fissando una soglia minima del 60% per le zone arancioni e gialle ma dando la possibilità di arrivare fino al 100%. Un escamotage per non smentire del tutto l’annuncio di un ritorno alla normalità. Il compromesso è il frutto della riunione tra il governo e i presidenti di Regione, ma questi ultimi ribadiscono che è impossibile che gli studenti tornino tutti nelle aule scolastiche.

Il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga alla fine ha avuto la meglio: “L’interlocuzione con il governo è stata positiva perché ha preso atto che ci sono limiti strutturali invalicabili che fanno venire meno le condizioni sicurezza”. Il governatore leghista si è detto a favore della didattica in presenza al 100%, “obiettivo che sta a cuore a tutti e le Regioni sono favorevoli ma ora serve un approccio graduale”, avrebbe ribadito precisando che le perplessità espresse dalle Regioni sono state comprese. Plaudono anche i presidi: “Ritengo sia una scelta di buonsenso e ragionevolezza che vien incontro alle nostre richieste di questi giorni e che tiene conto delle criticità non risolte”, dice il presidente nazionale dell’Anp, Antonello Giannelli.

Durante l’incontro anche il numero uno dei sindaci è apparso molto preoccupato. “Vogliamo tutti le scuole aperte, ma il tema di garantire un trasporto pubblico sicuro, resta. Lo dico da tempo: non potendo incrementare i mezzi all’infinito, l’unica soluzione è scaglionare entrate e uscite da scuola”, dice il Presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Ma scaglionare gli ingressi non sarebbe bastato. Così come l’ipotesi di utilizzare i test salivari per rivelare o meno la presenza del Covid non è apparsa efficace. In questi mesi il trasporto pubblico locale non è stato incrementato abbastanza e il parco mezzi, nelle grandi città ma non solo, non permette di mantenere a bordo le necessarie misure di sicurezza. Il governo deve capitolare.

I ministri hanno l’arduo compito di dover dire qualcosa. “L’obiettivo del governo – afferma il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini – è quello di favorire il ritorno a scuola dei ragazzi e lo faremo gradualmente, in modo progressivo e sicuro”. “Conosciamo le difficoltà – aggiunge il titolare dell’Istruzione Patrizio Bianchi – ma il nostro obiettivo da realizzare quanto prima è quello di riportare tutti in presenza al 100%”. A settembre? Forse, certamente non prima.

Riaprire la scuola perché la scuola non riapra ultima modifica: 2021-04-21T05:45:35+02:00 da
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