dal blog di Gianfranco Scialpi, 28.3.2022.
Scuola. Nei mesi scorsi è stata presentata come una priorità. Questa però si identificava con la sola apertura. I problemi sono rimasti. Le risorse per le spese militari sono superiori alle soluzioni strutturali di alcuni suoi problemi
Scuola, nei mesi scorsi è stata presentata come una priorità
Scuola. Nei mesi scorsi e durante il governo Conte 2 è stata presentata come una priorità nazionale. Analizzando lo slogan, però si riduceva alla semplice riapertura senza se e senza ma. L’obiettivo è stato conseguito, lasciando irrisolti, però alcuni problemi imposti dalla pandemia: le classi pollaio e la dotazione di sistemi di ricambio d’aria.
La semplice riapertura ha presentato una scuola fragile, non attrezzata per affrontare il nuovo contesto che ha improvvisamente messo il turbo alla Storia. Mi riferisco alla pandemia non ancora risolta e al conflitto russo-ucraino che hanno fatto sperimentare a molti la società del rischio (U. Beck).
Purtroppo la calma piatta scesa sulla scuola, dopo la sua riapertura a settembre e il mantenimento di questo stato, ha trovato nei genitori la sua sponda. Si sono ridotte, infatti, le loro manifestazioni e proteste. Evidentemente il loro obiettivo era la riapertura senza se e senza. Non importa poi se questa è avvenuta con le classi sovraffollate o con le finestre aperte.
Scuola, il riarmo conferma che alcuni problemi possono essere risolti
Le classi pollaio non sono state superate per l’eccessivo impegno finanziario. In sintesi, questo fu detto da A. Ascani e V. Aprea nel gennaio 2019. La legge presentata il 5 luglio 2018 (art. 1) prevedeva, infatti cinque miliardi di euro (a regime). Le resistenze sono continuate anche, quando l’esponente pentastellata è divenuta Ministro, tanto da farla ripiegare sulla soluzione indefinita del calo demografico.
Medesimo ragionamento giustifica il risicato finanziamento di 350 milioni (Decreto Sostegni, 2021), che a detta del Ministro Bianchi potevano essere destinati all’acquisto dei dispositivi di ricambio. Occorre però chiarire che nella nota di accompagno la corrispondente voce era assente. Per M. Rusconi la somma è insufficiente per un Istituto di media grandezza. Infatti, egli stima una spesa di 60 mila€, a fronte di una ripartizione di 42 mila€. Le risorse sono calcolate, escludendo però ” dispositivi e materiale di protezione individuale e degli ambienti nonché di ogni altrto materiale il cui impiego sia riconducibile all’emergenza Covid“(decreto Sostegni).
Indubbiamente la decisione di Draghi di aumentare in modo strutturale la spesa militare pone diversi problemi. Lo stesso Pontefice mette in risalto l’iniquità dello stanziamento. Guardando l’aritmetica si tratta di passare da 1,4% al 2% che in termini assoluti corrispondono a un aumento di 13 miliardi. Il Ministro Guerini (Pd) ha infatti chiesto di passare da 25 a 38 miliardi di finanziamento.
La disinvoltura della richiesta rivela che le risorse ci sono. Dipende solo dalle priorità. Sicuramente tra queste, nonostante il fiume di parole di questi mesi, non rientrano la Sanità e la Scuola. Con la somma richiesta in modo strutturale dal Ministro Guerini si potrebbero abolire le classi pollaio (cinque miliardi), installare gli impianti di areazione e ricambio d’aria ( quasi tre miliardi) e assicurare alle scuole un servizio di assistenza.
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