di Matteo Losana, il manifesto 16.10.2025.
La scuola è ritornata al centro delle intenzioni riformatrici del Governo. Davvero ampio il ventaglio delle misure adottate: dalla revisione dei vecchi programmi ministeriali, alla riforma del voto in condotta; dal divieto dell’utilizzo dei telefoni cellulari a scuola, alla revisione dell’esame di maturità; dalla bocciatura nel caso di scena muta (volontaria) all’esame di maturità, all’immancabile «inasprimento delle sanzioni» per chi aggredisce il personale scolastico.
A queste misure si aggiunge il disegno di legge sull’inserimento e il «successo scolastico» degli studenti «ad alto potenziale cognitivo», approvato dal Senato il 7 ottobre. Il filo rosso che lega queste misure è ben sintetizzato dalle parole utilizzate dal ministro dell’Istruzione e del merito a proposito della revisione del voto in condotta: «Vogliamo una scuola autorevole, non autoritaria, in cui il merito e la centralità della persona sono fondamentali».
Discutibile l’idea che l’autorevolezza della scuola possa essere rafforzata attraverso i divieti, l’inasprimento delle sanzioni e la valorizzazione, in chiave punitiva, della condotta, senza prendere di petto la questione sostanziale della rivalutazione del personale scolastico, soprattutto sotto il profilo economico.
Ma ancora più discutibile è l’idea di centralità della persona che traspare dall’ultimo provvedimento menzionato.
Chi sono, infatti, i meritevoli ai quali la scuola dovrebbe, innanzitutto, rivolgersi? Su questo versante, la Costituzione repubblicana rappresenta una cesura rispetto alla tradizionale concezione classista della scuola, saldando definitivamente le norme dedicate alla scuola con il principio di uguaglianza sostanziale. È proprio questa la prospettiva entro cui si muovono – ad esempio – l’idea della scuola come organo costituzionale, avanzata da Calamandrei, oppure quella, ben più rivoluzionaria, incarnata dalla scuola di Barbiana di don Milani.
Con la Costituzione – ecco il punto – la scuola cambia pelle: da strumento funzionale alla conservazione di un determinato assetto sociale a strumento di emancipazione individuale, la cui unica finalità è il «pieno sviluppo della persona umana» e l’«effettiva partecipazione [di tutti coloro che l’hanno frequentata] all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». I meritevoli ai quali bisogna, innanzitutto, guardare non sono dunque i più fortunati, coloro ai quali la sorte ha già regalato consistenti dotazioni iniziali, bensì gli ultimi, coloro ai quali la sorte ha voltato le spalle (poiché economicamente, socialmente o culturalmente svantaggiati).
Non vi è dubbio che una scuola davvero inclusiva dovrebbe farsi carico anche delle difficoltà degli studenti con «alto potenziale cognitivo». Ma l’attenzione dedicata a questi studenti dovrebbe rimanere collegata alle concrete difficoltà riscontrate durante il percorso scolastico e non al potenziale cognitivo di cui si dispone. Altrimenti si corre il rischio di reintrodurre surrettiziamente forme di istruzione differenziate, vanificando così lo spirito della fondamentale riforma della scuola media unica del 1962. Senza dimenticare che la vigente disciplina sui Bisogni educativi speciali (Bes) già riconosce gli «alunni con competenze intellettive nella norma o anche elevate» come soggetti meritevoli di particolare attenzione.
Un’ultima osservazione. Secondo una recente indagine dell’Ocse, in Italia il 63% dei laureati compresi tra i 25 e i 34 anni di età hanno almeno un genitore con un titolo di studio terziario; solamente il 15% ha invece genitori che non hanno completato un ciclo di studi secondario di secondo grado (si tratta di un divario superiore alla media Ocse). Di norma, dunque, ci si laurea se si è figli di laureati, con buona pace della funzione emancipante del nostro sistema scolastico. Prima di costruire nuove e insidiose categorie legislative, bisognerebbe forse far funzionare al meglio gli strumenti normativi esistenti e provare a invertire la tendenza segnalata dall’Ocse, garantendo a tutti – anche a chi proviene da un contesto svantaggiato e non presenta “tracce” di alto potenziale cognitivo – la possibilità concreta di raggiungere i più elevati livelli di istruzione.
.
.
.
.
.
.
..
La scuola dei primi che vuole il governo ultima modifica: 2025-10-17T06:09:20+02:00 da

